9 ottobre 2011

Come ti boicotto l'Affido Condiviso: strategie di deroga



Sunto e video in tre parti dell'intervento del ricercatore Fabio Nestola (Fe.N.Bi) durante gli Stati Generali della Giustizia Familiare tenutisi a inizio maggio 2011 a Roma.

Stati Generali della Giustizia Familiare
Relazione F.N. del 6 maggio: AFFIDO CONDIVISO: STRATEGIE DI DEROGA

Una sintesi di approfondimenti, per dimostrare dati alla mano come le dinamiche di aggiramento dell’affido condiviso siano frutto di precise strategie, attentamente studiate e pianificate.
Una valenza possono averla le testimonianze di genitori separati, cosa diversa è lo studio focalizzato su giurisprudenza di cassazione, dossier sulle dichiarazioni degli operatori giudiziari, sulla modulistica in uso nei tribunali italiani, su casistica, modalità e dinamiche ricorsive delle false denunce, sulla tempistica dei percorsi di recupero anche in caso di appurata infondatezza delle accuse, sulle ripercussioni per i soggetti coinvolti, adulti e minori
Gli studi dimostrano diverse strategie ostative dell’affido condiviso, ed analizzano gli strumenti utilizzati sia da alcuni operatori che dalle parti in causa.
Si tratta di un’analisi critica del Sistema, che dimostra come una generalizzata impunità sia l’unica vera linfa che alimenta la reiterazione delle strategie di deroga.
Impunità per gli operatori, impunità per i genitori disonesti, che non esitano ad utilizzare le false accuse, sconfinando nel penale al solo scopo di ottenere in breve tempo una serie di privilegi nell’iter civile..

Alcuni operatori, accaniti sostenitori delle modalità di affido riferibili al modello monogenitoriale, stravolgono la legge continuando ad emanare provvedimenti che del condiviso hanno solo la facciata. La strategia è quella di prendere i criteri di deroga riferibili alla legge precedente al 2006 e trasportarli di peso all’interno del nuovo impianto normativo. Esattamente ciò che intendevano evitare il Legislatore che ha concepito la riforma ed il Parlamento che l’ha approvata.
La conflittualità fra le parti e l’età dei figli vengono espressamente citate quali criteri ostativi all’affido condiviso, nonostante la legge dica il contrario e diversi pronunciamenti della Corte di Cassazione abbiano richiamato ad una corretta applicazione nel 2008, 2009 e 2010.
Un esempio di boicottaggio particolarmente significativo è rappresentato dall’inchiesta sulla modulistica in uso per le separazioni consensuali. Diversi tribunali propongono moduli ove è prevista espressamente la dicitura “genitore convivente”, termine e concetto non previsto nella norma novellata. Altri tribunali vanno oltre, utilizzando dei moduli ove è già scritto che il padre “vedrà i figli i giorni…” e “verserà un assegno di Euro …”.
Discriminazioni pesantissime, ove le uniche variabili sembrano essere quanto versare e quanto tempo elemosinare con i figli, ma non esiste la variabile sulla parte tenuta a rispettare dette misure.

Che la modulistica sia concepita per velocizzare le procedure è un fatto assodato. È lecito chiedersi, però, se sia possibile prevedere un modulo prestampato che escluda a priori qualunque caso di affido diverso da quello esclusivo alla madre.
Quale spreco di tempo comporterebbe scrivere “padre” nello spazio predisposto per le modalità di visita del genitore non affidatario? Oppure, per chi preferisce, quale risparmio di tempo comporta non doverlo scrivere?
Tale risparmio risibile, tuttavia, comporta un dazio altissimo da pagare al principio delle Pari Opportunità, nonché al concetto di Giustizia intesa come imparzialità ed uguaglianza nei confronti di cittadine e cittadini, previsto dalla Carta Costituzionale.
Chi è in grado di garantire che nessun utente del Tribunale, messo di fronte ai moduli oggetto dell’inchiesta, abbia mai avuto una percezione di inutilità dell’iter giudiziario tanto i principi fondamentali sono decisi prima ancora di entrare in Tribunale?
Per un aspetto l’unica variabile è quanto versare, chi debba farlo è già deciso.
Per l’altro aspetto l’unica variabile è strappare mezz’ora in più per vedere i figli, chi viene relegato in un ruolo marginale rispetto alla prole è già deciso.
Utilizzare moduli prestampati che non lasciano alcuna alternativa in merito a chi debba rispettare un regime di visita e versare un assegno è, oggi, un’aperta violazione della norma, ma lo era anche prima della norma novellata.
Circostanza ancora più grave è quella rilevata sul sito ufficiale del Ministero di Giustizia, ove viene proposto (proponiamo, testuale) un modulo prestampato che prevede i figli conviventi con la madre ed il padre che può incontrarli un pomeriggio a settimana.
Questo è ciò che viene proposto come modello di “affido condiviso” sul sito del Ministero di Giustizia.
Ecco dimostrato come l’etichetta “affido condiviso” venga affissa, perfino per suggerimento ministeriale, su contenuti che di condiviso non hanno nulla. Cos’altro serve per documentare il boicottaggio della riforma?
Il sottosegretario On. Casellati, rispondendo in data 23 febbraio 2011ad una interrogazione parlamentare della On. Bernardini, scriveva: “ (…) ritengo opportuno premettere che le informazioni attinenti i diversi quesiti sollevati sono state acquisite dal competente Ufficio Legislativo di questo Dicastero.(…) Dall’esame di tali dati emerge una netta inversione di tendenza a favore dell’affidamento condiviso a partire dal 2006, fino a giungere nel 2008 alla rilevante percentuale del 78,8% di separazioni, e del 62,1% di divorzi con figli in affido condiviso. L’esame dei dati non conferma, quindi, quanto indicato nell’interrogazione con riferimento ad una “sostanziale inapplicazione” della nuova forma di affidamento da parte dei Tribunali italiani”
Ovvio, la mera lettura dei dati ISTAT non può essere il termometro della situazione reale, in quanto nella forma quasi l’80% delle separazioni terminano con un affido condiviso.
Nella forma ma non nella sostanza, è qui l’inganno.
Si scrive condiviso ma si legge un pomeriggio a settimana, per espresso “suggerimento” del Ministero.
L’inchiesta lo dimostra in maniera inequivocabile; On. Casellati, chi spera di prendere in giro?

Fabio Nestola






1 commenti:

Michele Tortora ha detto...

Per rimanere in tema istituzioni, anche l'INPS sulla questione degli assegni familiari si rifà alle vecchie normative, sostituendo il termine genitore affidatario con "genitore convivente" così da rimanere tutto invariato. sembra proprio che sia un piano studiato a tavolino per agirare la norma e continuare a praticare il concetto di genitorialita esclusiva a discapito della parte più debole, che come é noto per la stragrande maggioranza è quella paterna.

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