13 febbraio 2011

Fatti di sangue e separazioni. Un filo rosso li lega



Periodicamente assistiamo a omicidi/suicidi in ambito separativo. Purtroppo molti sono i casi che la cronaca ci propone in cui un ex coniuge si toglie la vita, magari dopo aver ammazzato figli e/o a volte l'ex partner.
E' un copione che si ripete, con allarmante frequenza. Come si ripete con disarmante puntualità la leggerezza con la quale i media e/o presunti esperti commentano questi apparentemente inspiegabili raptus di follia.
Sì, perché se la versione fornita del "gesto isolato di un folle" si ripete, senza memoria, ad ogni circostanza simile, logica e obiettività di analisi dovrebbero dirci che se i cosiddetti "gesti isolati" si ripetono a migliaia allora qualcosa nel Sistema probabilmente non funziona.

Fuorvianti e superficiali sono le chiavi di lettura che solitamente vengono date ai fatti di cronaca di questo tipo: si parla spesso di "mancata accettazione della fine del rapporto" da parte dell'ex marito o di disturbo mentale o ancora di gelosia morbosa, di quanto gli uomini non accettino il rifiuto, la separazione, e perdano il controllo. Un'analisi più attenta dovrebbe facilmente cogliere, invece, l'aspetto discriminante: la presenza di prole nel rapporto che si sta rompendo. Causa scatenante di questa scia di sangue è infatti spesso lo stupro delle relazioni che viene commesso (o minacciato o semplicemente percepito come conseguenza inevitabile dal genitore maschio che compie il suicidio o la strage) dal sistema e/o dall'ex partner nei casi di separazione conflittuale con figli. L’esclusione forzata di fatto dal progetto genitoriale, la riduzione a ruoli marginali, la cronica limitazione ad un ruolo subalterno rispetto all’altro genitore, la delegittimazione del ruolo paterno, la mortificazione, la totale inefficacia delle contromisure giuridiche e lo status di “intruso” che ne derivano sono le molle che innescano la spirale di disperazione che può esitare in episodi di cronaca nera. Lo stupro emotivo/emozionale e la disperazione data dal senso di impotenza creano il corto circuito che poi sfocia nella strage. Nel condannare fermamente ogni gesto criminoso, appare però colpevolmente miope continuare a classificare una tale scia di sangue come "il raptus isolato di un folle".

Per approfondire invito caldamente ad analizzare lo studio realizzato da Fabio Nestola e da altri su questo argomento presentato al XXIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Criminologia e dal quale ho tratto spunto per queste riflessioni: http://www.fenbi.it/ConvegnoCriminologiaComo14102010/FDS 7.3.pdf

0 commenti:

Posta un commento

Partecipa alla discussione: lascia un tuo commento

Related Posts with Thumbnails

PARTECIPA!

[ FIRMA LA CARTA ETICA PER LA BIGENITORIALITA ]/