8 settembre 2011

Diritto di famiglia: quando il potere giudiziario esautora quello legislativo



Agli attacchi del potere giudiziario al potere esecutivo (veri o presunti) eravamo abituati. Ora è la volta di quello legislativo: come esautorare il Parlamento a colpi di sentenze della Corte di Cassazione, come smontare la volontà popolare, che il Parlamento esprime, piegandola a interpretazioni che ne snaturano il significato fino, non formalmente ma nei fatti, ad abrogare leggi emanate dalla Stato.
E' di questi giorni la notizia che la Corte di Cassazione con sentenza 17191/2011 ha introdotto il principio che nei casi di separazione particolarmente conflittuali l'affidamento condiviso dei figli non debba essere applicato. Contraddicendo in un colpo solo sè stessa e lo spirito del legislatore. Sì, perché lo spirito della legge era quello di considerare l'affidamento dei figli come la situazione migliore per il loro benessere anche e forse ancor di più quando esisteva conflitto tra i genitori. E la stessa Corte di Cassazione l'aveva ribadito, a più riprese: la conflittualità dei genitori (spesso causata ad arte) non può essere requisito valido per non affidare i figli ad entrambi (es. sentenze 16593/2008 e 24841/2010).
Anni di dibattiti parlamentari inutili. Molti operatori del diritto erano da sempre contrari a questa norma e, nonostante la volontà popolare espressa dal Parlamento, il sistema è arrivato a "neutralizzarla", a piegarla alla sua volontà, come se gli operatori del diritto avessero in mano ANCHE il potere legislativo, o almeno il diritto di veto sul suo operato.

In questi giorni si sta discutendo se abbassare il numero dei parlamentari o se riconsiderare la presenza di due Camere (dei Deputati e dei Senatori) con poteri e funzioni sostanzialmente identici. A considerare le vicende recenti si potrebbe addirittura puntare ad abolire completamente il Parlamento: tanto vale dare anche il potere legislativo a quello giudiziario.

Visto quanto la Corte di Cassazione non considera le sue stesse sentenze recenti, non ci resta che sperare che questa sentenza venga presto dimenticata dalla stessa.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Come si fa a difendere un ragazzino (con una famiglia delinquente e violenta alle spalle) che dopo anni di travaglio i Servizi Sociali han pensato di chiudere in una comunità terapeutica, impedendo l'accesso a quella rete di affetti che comunque si era creato, in quanto non persone giuridicamente rilevanti? Pensate che il minore era stato tolto dopo 3 anni alla famiglia affidataria per ridarlo ad un padre violento che dopo sei mesi l'ha lasciato malridotto fisicamente e psicologicamente. E i S.S. l'hanno mandato in comunità dove ha preso botte anche li..è scappato e i S.S. l'hanno rimesso nella famiglia d'origine dove ha vissuto semi abbandonato a se stesso..e ora l'hanno rinchiuso in una comunità terapeutica dove non si puo' ne andare a trovare ne contattare..perchè i servizi, che nemmeno lo conoscono, non vogliono? Ma chi tutela i ragazzi dalla tutela minori? Se qualcuno conosce qualche associazione o movimento che possa aiutarci per favore ci scriva..
Grazie

Posta un commento

Partecipa alla discussione: lascia un tuo commento

Related Posts with Thumbnails

PARTECIPA!

[ FIRMA LA CARTA ETICA PER LA BIGENITORIALITA ]/