4 ottobre 2007

Fatherless: Crescere senza Padre oggi in Italia.



TO BE FATHERLESS TODAY IN ITALY

CRESCERE SENZA PADRE OGGI IN ITALIA




Gaetano GIORDANO, MD

Specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni

Psicoterapeuta

Centro Studi Separazioni E Affido Minori – ROMA


Giovanni D’ANGELO, MD

Specialista in Psichiatria

Psicoterapeuta

Già Direttore del Consultorio Psicologico Ospedale Militare di Caserta

Già Dirigente del SERT Piedimonte Matese (Caserta)

Associazione CIAO PAPA’ - Caserta


SINTESI:

L'attuale gestione giudiziaria del conflitto separativo impone agli ex-coniugi un modello conflittivo che agisce rendendo irrisolvibile, perché ricorsivo e autoreferenziale, il conflitto fra la coppia in separazione.

Il risultato del percorso giudiziario attuale – laddove non si applichi e/o non si riesca a imporre una vera gestione bigenitoriale dello sviluppo dei minori – determina la perdita dei contatti tra i figli ed un genitore, di solito il padre.

La situazione di “fatherless” individuale e sociale che così si determina è – secondo letteratura scientifica autorevole e costante - un potente fattore di disagio psichiatrico, psicologico, criminale. Le statistiche disponibili (soprattutto USA) dimostrano quanto siano gravi e diffusi i danni determinati da tale gestione conflittuale della separazione.


ABSTRACT:

The current judicial management of the divorce conflict imposes a hostile model which, being recursive and self-referential, makes the conflict between the spouses in separation unsolvable. The result of the judicial path is that – where not applied and/or not imposed true bi-parental management of the bringing up of the children – determines the loss of contact with a parent, usually the father. The following situation of individual and social “fatherlessness” is - according to pre-eminent and constant scientific literature - a powerful factor of psychiatric, psychological and criminal malaise.

Statistics available (above all in USA) demonstrate how serious and diffuse the damages determined by such hostile management of the separation are.




La gestione giudiziaria della separazione crea conflittualità
La logica dell'intervento giudiziario che impone ai contendenti un percorso conflittivo per arrivare ad una statuizione giudiziaria, diventa - nel caso di una coppia genitoriale in separazione - un evento di per se patogeno e generatore di grave disagio mentale, sociale, criminale.
E' infatti evidente che il tentativo di gestire un conflitto (quello genitoriale), utilizzando un conflitto di livello ancora più elevato (quello giudiziario), non può che generare conflitto di tipo ricorsivo, dunque inarrestabile dallo stesso sistema che l'ha messo in moto.

E' altrettanto consequenziale dedurre che tale percorso conflittivo giudiziario, una volta divenuto modello indicatore di prassi comportamentali (attraverso la statuizione giudiziaria che definisce le modalità di rapporto), può generare solo ruoli genitoriali esclusivamente complementari (quindi del tutto asimmetrici) fra loro (nella logica cioè del “vincitore-vinto”): fatto che avviene puntualmente nell'affido esclusivo e in tutte le forme di affido che, anche se definite “di affido condiviso” permettono ad uno dei genitori di esercita la potestà in assenza di un confronto con l'altro e comunque senza il suo consenso.

La sproporzione dei ruoli genitoriali in qualsiasi altro contesto è considerata gravemente psico-patogena e lesiva dei diritti del bambino

Ciò diventa un evento tanto più grave per le conseguenze che arreca a livello individuale (e sociale, dal momento che incide su milioni di esponenti di generazioni future) quanto più le sentenze che creano tale sproporzione fra i due ruoli genitoriali a loro volta:
1)assegnano una ridicola frequentazione a una figura genitoriale come quella paterna, che avrebbe il ruolo di permettere la socializzazione e l'accettazione delle regole di civile convivenza al minore;
2)sono per di più frequentemente disattese, in virtù di una totale incapacità del sistema giudiziario di far rispettare le proprie sentenze (fatto questo quanto mai diseducativo e patogeno in sé), e permettono ad un solo genitore di diventare un sostituto del magistrato e un gestore monopolistico delle relazioni familiari.
Quella che si viene ad avere, in questi casi sempre più frequenti, è una “famiglia” monogenitoriale e “fatherless”, nella quale l'educazione del minore e le sue possibilità di crescita in un ambiente che ne tuteli la stabilità psichica sono definitivamente compromesse.

Verso quale famiglia? Verso quale modello sociale?

Di fatto, ci stiamo avviando verso una società fondata su una famiglia paradossale e psicotica, perché è un nucleo di convivenze definito “famiglia” ma che della famiglia non ha più nulla.

A nostro avviso, di ciò fa fede l'idea che si possa considerare “famiglia” ogni sorta di svariati tipi di relazione che con la famiglia fondata sul legame biologico non hanno più nulla a che vedere.
A ciò, si deve aggiungere che il minore italiano figlio di separati cresce con la costante certezza che le statuizioni giudiziarie non sono certezza e non forniscono certezza, né sono oggetto di interventi atte a farle rispettare.
Infine, non ci possiamo esimere dal constatare che l'attuale tendenza degli orientamenti giurisprudenziali - a prescindere dall'utilizzo dei termini “affido condiviso” o “affido esclusivo” con cui vengono etichettate le disposizioni - creano situazioni e indicazioni che la normale letteratura scientifica definisce patologiche e gravemente perturbanti della stabilità del minore.
Fra tutte, si veda proprio la ridotta frequentazione con i figli: un genitore che - in costanza di convivenza - si occupasse dei propri figli nei tempi e nei modi che gli sono indicati dalle statuizioni giudiziarie che di norma un separato riceve al termine del giudizio di affido, sarebbe definito un genitore gravemente assente dalla vita dei propri figli, e il suo comportamento diverrebbe suscettibile di interventi sia terapeutici quanto sanzionatori (è fra l'altro recente la sentenza che imputa ad un padre assente per anni un danno esistenziale nei riguardi dei figli).
E' cioè evidente che l'attuale orientamento giurisprudenziale, che permette di fatto una gestione esclusiva e vessatoria di un figlio da parte di un solo genitore (a volte definendolo solo nominalmente “affido condiviso)”, è un orientamento che crea squilibri definiti inaccettabili, in quanto gravemente patogeni, tanto dalla letteratura scientifica più autorevole quanto addirittura dalla stessa giurisprudenza (si pensi al danno – definito risarcibile dalla Suprema Corte - da perdita del rapporto parenterale e del bene della integrità e solidarietà familiare - che è da dimostrare possano riferirsi a una interruzione della relazione solo per morte del congiunto).
In sintesi, l'attuale gestione giudiziaria dei conflitti separativi crea fattori di rischio psichiatrico e di devianza criminale perché crea nuclei di convivenza patogenizzanti in virtù della assenza relazionale di uno dei genitori, di norma il padre (situazione appunto definita come “fatherless”).

Per la diffusione e la gravità del fenomeno, ed anche grazie allo stimolo ricevuto ad opera del Presidente Bush, negli Usa si stanno conducendo studi importanti studi sui bambini fatherless.
Le cifre del “fatherless” sono quanto mai indicative. Infatti da questi studi risulta che non hanno avuto contatti significativi col padre:
Il 63% dei giovani suicidi
L’85% dei detenuti
Il 72% dei giovani omicidi
Il 60% degli stupratori
Il 70% dei detenuti per lunghe condanne
Il 90% dei “senza fissa dimora”
Il 70% dei giovani avviati ai riformatori

I figli senza padre hanno un rischio quaranta volte più alto, rispetto a quelli vissuti con il padre, di essere vittime di abusi sessuali
Il 69% dei bambini abusati è vissuto senza contatti significativi con il padre, ed il più frequente abusante è la madre.
I “fatherless” costituiscono la categoria più sovra-rappresentata tra i depressi.
Le cifre sopra riportate sono state presentate dall'U.S. Department of Health and Human Services, dalla Harvard University Press, dall'Institute for Development of Educational Activities, e da svariate altre agenzie governative o istituzioni scientifiche statunitensi (2-10).
In Italia mancano dati statistici attendibili, poiché nessuna rilevazione nazionale è mai stata compiuta da fonti ufficiali. Mancano addirittura dati attendibili circa la natura, la qualità, la durata dei rapporti tra genitori e figli dopo la separazione. Abbiamo allo studio una revisione della scheda di rilevazione ISTAT dei dati relativi alle separazioni ed ai divorzi, in quanto le schede attuali sono del tutto inadeguate e non raccolgono i dati più importanti.
Ciò nonostante, sono numerosissimi anche nel nostro Paese gli studiosi che sottolineano la gravità del fenomeno e le sue terribili conseguenze a lungo termine(11, 12), come pure sono numerosi gli studi che tentano di rilevare dati di tendenza statisitica (13).
Occorre che la politica faccia la sua parte, che inizi a conoscere, valutare ed affrontare quella che potrebbe rivelarsi una vera emergenza nazionale, come già avvenuto negli USA e negli altri Paesi in cui il divorzio esiste da un maggior numero di anni.




Bibliografia:


1.President G.W. Bush “A Blueprint For New Beginnings” – http://www.whitehouse.gov/news/usbudget/blueprint/blueprint.pdf
2.Blankenhorn, D. (1995). Fatherless America: Confronting our most urgent social problem. New York: Basic
3.Davis, J.E., and W.E. Perkins. 1996. Fathers' Care: A Review of the Literature. National Center on Fathers and Families.
4.Halle, T., Moore, K., Greene, A., and S. LeMenestrel. 1998. “What Policymakers Need to Know About Fathers.” Policy and Practice 56(3): 21-35.
5.Johnson, D.J. 1996. “Father Presence Matters: A Review of the Literature”. National Center on Fathers and Families.
6.Amato, P.R., and J.G. Gilbreth. 1999. “Nonresident Fathers and Children’s Well-Being: A Meta-Analysis.” Journal of Marriage and the Family 61(3): 557-573.
7.Furstenberg, F.F., Morgan, S.P., and P.D. Allison. 1987. “Paternal Participation and Children’s Well-Being After Marital Dissolution.” American Sociological Review 52(5): 695-701.
8.Gadsen, V. L. 1995. “The Absence of Father: Effects on Children’s Development and Family Functioning”. University of Pennsylvania, National Center on Fathers and Families.
9.Nord, C., and N. Zill. 1996. Non-Custodial Parents’ Participation in Their Children’s Lives: Evidence from the Survey of Income and Program Participation. U.S. Department of Health and Human Services.
10.National Center on Fathers and Families. “The Fathering Indicators Framework: A Tool for Quantitative and Qualitative Analysis.” University of Pennsylvania, Graduate School of Education.
11.Gaetano Giordano “Verso uno studio delle "transazioni mobbizanti": il mobbing genitoriale e la sua classificazione” http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/giordano1.htm
12.Gaetano Giordano “Il mobbing genitoriale dall'etologia all'etica” http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/giordano3.htm
13.
14.Claudio Risè “Il padre: l’assente inaccettabile” San Paolo Ed. 2003
15.3° Rapporto Nazionale Eurispes-Telefono Azzurro sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza “Il disagio da separazione - Separazione e divorzio in Italia: un conflitto infinito” http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/scheda36.htm

0 commenti:

Posta un commento

Partecipa alla discussione: lascia un tuo commento

Related Posts with Thumbnails

PARTECIPA!

[ FIRMA LA CARTA ETICA PER LA BIGENITORIALITA ]/