4 ottobre 2007

Se la mamma è un bene incurabile




In libreria, edito da Baldini e Castoldi, il libro di Fabrizio Blini
E l'autore spiega: "In Italia il mammismo si avvia alla pandemia"

di MATTEO TONELLI
Se la mamma è un bene incurabile
Viaggio alle radici dei 'bamboccioni'

ROMA
- Il libro parte da un un quesito: chi si arrenderà prima, l'uomo o la mamma? Interrogativo che risuona proprio nel momento in cui il ministro dell'economia Tommaso Padoa-Schioppa lancia il suo j'accuse contro i ""bamboccioni", ovvero i giovani che non si muovono da casa. Quelli comodamente, a dire del ministro, piazzati tra le mure domestiche e accuditi da mamme amorevoli mentre veleggiano verso i trenta o i quaranta. E nel pieno della polemica ecco spuntare il libro di Fabrizio Blini che il fenomeno del mammismo lo sviscera fin dentro le pieghe più profonde.

Il titolo è "Mamma mia" (Baldini e Castoldi. 240 pagine. 15 euro) e suona come qualcosa tra un grido d'allarme e una tenera invocazione. Blini, 42 anni, ("non vivo con mia mamma" precisa) lo spiega così: "Un mammone fa sorridere, una generazione di mammoni deve far piangere. In Italia, il mammismo è una malattia che si avvia alla pandemia". Tema delicato quello della mamma in Italia. Icona intoccabile, terreno minato, figura sacra e inviolabile. Fare un libro che, seppur garbatamente, ne mette a nudo i difetti può non essere facile. Blini, però, ci ha provato, mettendo uno dopo l'altro comportamenti e figure tipiche della mamme e dei mammoni.

E allora ecco spuntare la mamma "Imperatrice", che invade tutto quello che confina con lei, " a partire dei figli", la mamma "progressista" che, scrive Blini, "è un ossimoro, perché la mamma è incompatibile con l'idea di progresso". Ed ancora la mamma vittima "che espia mentre i figli espiano". E così via. Una galleria di ritratti e macchiette in cui moltissimi si riconoscono. "Moltissimi mi hanno scritto sulla mia pagina myspace dicendo che leggendo il libro si riconoscevano in tutto e per tutto. Per la verità sono più mammoni i ragazzi delle ragazze..." racconta l'autore. Senza dimenticare, però, le difficoltà economiche che costringono a restare a casa i giovani di 30 e passa anni.
Detto questo, "in giro ci sono quarantenni che si comportano come ventenni - continua Blini - e non è un caso che i dati dicono che moltissimi dopo la separazione o il divorzio, tornano a casa". Dalla mamma, appunto. Che li accoglie a braccia aperte.

E allora, per tornare ai "bamboccioni" di Padoa Schioppa, viene da chiedersi quanto ci sia di vero nelle parole del ministro. Leggere questo passo del libro aiuta: "Nel momento in cui i mammoni diventano protagonisti della vita sociale, gli inetti mammoni privati costituiscono un grosso handicap pubblico. Il mammone non riesce mai ad inserirsi completamente nella collettività, perché una parte di lui è sempre con la mamma". Facile capire, dunque, quale sia l'incidenza materna: "Invece di offrire alla nazione delle giovani promesse, riversa nelle strade giovani minacce". Sintetizzando: la madre è un bene privato, la mamma è un danno pubblico.

Il tutto detto con il sorriso sulle labbra, visto che l'autore è convinto che questa "resistenza culturale" sia propria del Belpaese. In particolare di una generazione che con l'impegno ha avuto un rapporto lontano. Perché, alla fine, la risposta alla domanda iniziale è una sola: la mamma è un bene. Incurabile.

http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/spettacoli_e_cultura/fabrizio-blini/fabrizio-blini/fabrizio-blini.html

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