La mediazione familiare resta una scommessa da giocare con convinzione
Uno strumento utilizzato in modo inadeguato e scarsamente incentivato dalla legge 54/2006 che non ha promosso un passaggio obbligatorio per le coppie in disaccordo.Articolo di Marino Maglietta tratto da FAMIGLIA E MINORI GUIDA AL DIRITTO - Il Sole 24 Ore - Editoriale di Gennaio 2008
La mediazione si è affermata da tempo come uno tra i più efficaci strumenti di supporto al sistema giudiziario per la gestione delle controversie che insorgono nei diversi contesti della vita familiare - e non solo -, poiché consente alle parti di riappropriarsi della gestione del conflitto che essi stessi hanno generato e di individuare con l’ausilio di un mediatore, quale parte terza, le sue migliori soluzioni.
In Italia questo strumento è tuttora inadeguatamente praticato e scarsamente incentivato da una legge, quella sull’affidamento condiviso, che non ha osato promuovere un passaggio preliminare obbligatorio presso un centro di mediazione per le coppie in disaccordo, che permettesse loro di valutare con conoscenza di causa le potenzialità di un eventuale percorso, limitandosi a una blanda segnalazione alle coppie da parte del giudice, a lite iniziata, che oltre non viene quasi mai effettuata.
Una riflessione critica, tuttavia, sembra essere in corso attualmente in Italia, che si è già concretizzata nella proposta di introdurre il passaggio presso un centro di mediazione quale condizione di procedibilità per la separazione (Pdl 2231, Costantini, Mura), e in una organica e accurata definizione dei profili professionali del mediatore familiare, che ne definisce i requisiti, le competenze, i percorsi di formazione, gli ambiti di intervento; e, soprattutto, che prevede l’attivazione di servizi di mediazione familiare ad ampia diffusione.








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