3 marzo 2008

Progetto di legge Regione Liguria: casa e assistenza per i padri separati bisognosi



Dalla Regione Liguria una legge per sostenere i genitori che hanno lasciato la famiglia e che faticano ad arrivare alla fine del mese

OTTOCENTO EURO. È la somma che un padre separato spesso si trova in tasca ogni mese.
Sono statistiche, numeri, ma in concreto poi significano che arrivare al 27 (per chi ha un lavoro fisso) può essere un’ impresa. Ed èmeglio non chiedersi che cosa succede a chi non ha nemmeno un posto sicuro.
Così più di un papà dopo la separazione supera il confine invisibile e scivola senza accorgersene nella povertà.

Le storie di padri separati che di giorno hanno un lavoro e di notte si ritrovano a vivere negli ostelli della Caritas sono sempre più frequenti. Del resto basta
fare due conti: il reddito medio di chi si separa è circa 1.300 euro al mese. Gli assegni che vengono pagati alle mogli si aggirano intorno ai 400 euro. Ecco, ai padri restano spesso circa 800 euro che devono bastare per tutto. E non è soltanto una questione di denaro, anzi. Ma è ancora più dura affrontare il dolore della separazione, che già può dare un senso profondo di fallimento, se ci si ritrova all’improvviso poveri.Per questo, per sostenere umanamente e materialmente i tanti padri che si ritrovano improvvisamente nel bisogno, la Regione Liguria sta discutendo la proposta di legge «Misure a sostegno dei padri separati in situazione di difficoltà».
L’iniziativa, la prima del genere in Italia, è di Alessio Saso (An), ma è stata subito accolta da tutte le forze politiche. Insomma, maggioranza e opposizione si sono trovate unite e c’è davvero la speranza che il progetto giunga in porto.

Dopo l’esame in Commissione, arriverà la discussione in aula e, sperano tutti, l’approvazione. In tutto sono 9 articoli, quattro paginette, ma se diventeranno legge potrebbero davvero cambiare la vita dei padri separati che soltanto in Liguria sono oltre settantamila (in Italia toccano quota un milione e duecentomila).
«La Regione recita l’articolo 2 assicura interventi rivolti ai padri separati a sostegno del recupero e della conservazione della loro autonomia e per lo svolgimento di un’esistenza dignitosa, presupposto necessario per l’esercizio del proprio ruolo di genitore».
L’articolo 5 scende nei dettagli, diventa concretoeparladi «strutture alloggiative anche temporanee, nelle quali possano essere ospitati quei padri separati con assegnazione della casa familiare all’altro coniuge separato e che si trovino in condizioni di grave difficoltà economica».
Una novità assoluta: insomma, i padri (ma anche le madri, nei rari casi in cui non ottengono l’affidamento dei figli) potranno ottenere un alloggio temporaneo o permanente, sempre che, ovviamente, siano in condizioni di bisogno.

Alessio Saso, il “padre” della legge, la spiega così: «Senza una casa a volte i padri non riescono più a svolgere il loro compito. La legge prevede anche la costruzione di nuovi alloggi per papà separati».
Già, come si possono ospitare i figli se non si sa nemmeno dove? Così quella che sembrava una questione economica finisce per avere subito riflessi sul rapporto tra genitori e figli. Sostiene Saso: «La nostra è una legge per i padri, certo, ma anche per i figli e perfino per le madri. Se viene a mancare la figura paterna, ne patiscono tutti. Insomma, non è una legge contro le donne, anzi, tutt’altro».
Del resto la proposta, che finora parla esclusivamente di «padri» (visto anche che nel 71 per cento dei casi le abitazioni coniugali sono affidate alla moglie), potrebbe essere estesa anche alle madri, purché i figli siano affidati all’altro genitore. Ecco, questo potrebbe essere l’unico nodo che il testo dovrà affrontare nel percorso verso l’approvazione.

La strada, per il resto, è spianata dall’accordo tra maggioranza e opposizione: «Questa legge è la dimostrazione che se si affrontano problemi veri si trova subito un punto di incontro», spiega Claudio Gustavino, capogruppo dell’Ulivo in Regione.
E aggiunge: «La separazione può già essere una sofferenza grande per chi la vive. Bisogna che al dolore non si aggiunga l’ulteriore punizione delle difficoltà psicologiche emateriali».
Già, a volte è perfino difficile distinguere tra difficoltà economiche e morali. Sono una cosa sola. Così il padre che all’improvviso si trova a vivere lontano dalla propria famiglia non cerca nemmeno un avvocato. È disorientato, non ha le risorse e magari la forza.
Ecco allora che l’articolo 3 «favorisce e sostiene... la realizzazione di Centri di Assistenza e Mediazione Familiare per aiutare la coppia in fase di accordo sulle modalità di realizzazione dell’affidamento condiviso». Dovrebbero così nascere delle strutture che aiutino i genitori a trovare un accordo nel momento in cui si preparano anon essere più anche marito e moglie.
È lo spirito, appunto, della nuova legge sull’affidamento condiviso dei figli ancora in fase di rodaggio.

«La legge racconta Emanuele Scotti, vicepresidente dell’Associazione Famiglie Separate Cattoliche prevede anche un supporto legale ai padri perché vengano informati sui loro diritti in caso di separazione.
Si parla infine di un supporto psicologico da parte di esperti».
Ma chi avrà diritto al sostegno? «I padri che saranno sotto una soglia minima ancora da fissare», chiarisce Saso. E quando arriverà la legge? «Visto che siamo tutti d’accordo i tempi potrebbero essere più rapidi».
La aspettano i padri, ma anche i figli. In Italia l’anno scorso 82.594 bambini o ragazzi hanno vissuto l’esperienza della separazione dei genitori. E adesso tre su dieci di loro (il 31,7 per cento) vedono una volta alla settimana o anche meno quel padre che prima incontravano ogni giorno.

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