10 maggio 2008

Nuova intervista a Timperi sul dolore di non crescere un figlio



Timperi è una persona estremamente schietta. Si percepisce immediatamente dal tono della sua voce quali sono le domande a cui gli interessa rispondere. Questa è la ragione principale per cui salto tutta una serie di domande di rito legate alla sua carriera di giornalista, conduttore e attore.

Mi concentro invece su un interessante progetto realizzato dai lui e dall'avvocato matrimonialista Maria Pia Sabatini. Mi riferisco al libro Amarsi sempre! Sposarsi? Uscito nel 2007 per la casa editrice Curcio. Nella quarta di copertina di questo volume si legge:

Un libro che nasce dal dolore e dalla necessità di parlare, di raccontare le sofferenze di persone che attraversano il triste percorso di una crisi familiare. Sono storie vere di donne e uomini che vivono la separazione con disagio e che, nella determinazione di lasciarsi, per un perverso gioco del destino, rimangono legate insieme, per assurdo fino alla morte, o almeno fino al momento in cui, dopo aver combattuto contro tutti e anche contro se stessi, arriva la rassegnazione. Terminata la guerra si contano le vittime: i figli rimangono sempre in terra. Sono storie narrate con particolare riguardo agli stati d'animo, colti attraverso i racconti delle persone stesse e utilizzando la fantasia per immaginare lo scenario in cui sono sorti, le parole, le urla, i gesti, gli sguardi. La fine del labirinto, fortunatamente, coincide con l'inizio della nuova vita: la coscienza della sconfitta, dell'abbandono e poi quella della solitudine come stimolo per la rinascita.

Inizio così l'intervita chiedendogli proprio di questa sua esperienza.

Amarsi sempre! Sposarsi? l'hai scritto con un avvocato divorzista, giusto?

Esatto, è un avvocato che ha associazione che si chiama Separati insieme. È un nome che esprime un ossimoro abbastanza interessante.

Infatti, a prima vista per un avvocato che cura divorzi una cosa del genere è quasi controproducente.

Be' sai, ci sono avvocati che pensano alla professione in termini economici ed altri che privilegiano il lato umano della questione. Maria Pia appartiene a questa seconda categoria. Lei crede, giustamente, che si debba trovare un canale comunicativo tra due ex coniugi che condividono un'esperienza genitoriale. E che, finito il rapporto tra loro due, si debba imparare a convivere in nome dei figli.

Ma tu credi in un rapporto prolungato tra uomo e donna in assoluto, oppure soprattutto quando ci sono dei figli?

Credo nel prolungamento di un rapporto anche dopo la separazione, quando ci sono dei figli. I quali lo sono per sempre, a differenza del rapporto che invece si può interrompere.

Cosa pensi dell'amore inteso nella sua forma più irresponsabile, adolescenziale?

Io penso che l'amore adolescenziale abbia fatto molti danni, soprattutto tra quelli che più adolescenti non sono. Il così detto mal di pancia, le infatuazioni, lasciano parecchie macerie dietro di loro.

E quindi sei per un rapporto maturo.

Mah, bisogna capire cosa vuole dire veramente maturo, forse però se dovessi proprio semplificare mi verrebbe di risponderti di sì.

Quindi non sei passionale.

Sì, lo sono. Solo che, ad un certo punto, la passione deve fare i conti con la ragione.

Come è stato recepito dal pubblico il tuo libro?

Bene, molto bene. Mi viene da dire che purtroppo ha venduto molto. E dico purtroppo perché ha fotografato una realtà in cui i divorzi, negli ultimi dieci anni, sono aumentati del 70%.

Quanti figli hai?

Uno.

Sei un padre severo?

Sono un padre che cerca soprattutto di fare il padre. Il problema è che in Italia non c'è una Legge che ti permetta di fare il padre bene una volta separato. Per quanto riguarda me, do a mio figlio delle regole. Voglio che sia consapevole del fatto che queste ci sono, che successivamente possono anche essere infrante, ma solo dopo averle imparate. Non faccio altro che proporre il meccanismo che c'era tra me e mio padre. Affinandolo magari, laddove sia possibile.

Tuo padre era un uomo che definiresti di sani principi?

Sì direi di sì, solo che oggi un uomo come lui, uno che si rifiutava di comprare la macchina a rate, verrebbe definito patetico. Io in verità non so se sia più malinconico comprare soltanto ciò che ci si può permettere, oppure fare il mutuo per acquistare una villa che non ci si potrebbe permettere. Non credo sia possibile soddisfare i bisogni megalomanici di tutti e tra l'altro non credo nemmeno sia giusto. Eppure si va verso un mondo in cui tutti vogliono tutto. Tutti vogliono tanto, troppo forse. In giro c'è solo gente che: (Qui fa una voce da signora snob che mi fa sbellicare) "Facciamo solo vacanze "giuste", e prendiamo in affitto una villa, oppure compriamoci il SUV...".

Qual è una cosa che ti renderebbe felice adesso, quella che stai tentando di raggiungere?

Parlerei più di serenità. Per me è trovare una compagna giusta, la persona con cui camminare per un po' di tempo, anche se magari non si sa quanto. La serenità è avere un figlio che gode di buona salute e ha un eccellente equilibrio emotivo. È potersi spendere per cause che riguardano tante persone, le quali in qualche modo vedono in te un punto di riferimento. In questo senso, sia il libro che la trasmissione che ho fatto sul tema della separazione sono stati importanti.

Si chiamava Lasciamoci così e andava in onda su Rai Radiouno, giusto?

Esatto. È stata una trasmissione che ha dato voce a molte di quelle persone che vivevano la separazione e che in quel momento si sentivano totalmente smarrite.

Mi è capitato moltissime volte in quel periodo di essere fermato per strada da padri che vivevano le contraddizioni dell'affidamento condiviso. La Legge in questione si è rivelata fin da subito una cosa "gattopardesca". Formalmente le cose sono cambiate, ma di fatto, tra i due genitori, quella che vince sempre è la mamma.

I giudici affidano i figli soprattutto alle madri.

Non mi sembra di avere visto molte sentenze di affidamento ai padri. Sai questo è un argomento delicatissimo: dicendo certe cose si rischia di passare per maschilisti. Personalmente sono per la completa parità di diritti, appunto però, parità e non la prevaricazione di un sesso su un altro, in particolare quando si parla di genitorialità. Finalmente, le donne sono autonome e indipendenti, quindi le regole sono in qualche modo cambiate, però nel rapporto coi figli si tende sempre a privilegiare la donna. Questa per me non è equità. I figli hanno bisogno anche dei padri. In sede di divorzio ad un uomo accade spesso di sentirsi come ad un incontro di pugilato in cui l'altro picchia e lui incassa.

Qualcosa sta cambiando, ma è un processo lentissimo nel quale chi si espone rischia una grande impopolarità. Un uomo che parla di queste cose rischia di apparire, a torto, antifemminista.

La cosa buffa è che io mi sento di dire che scavalco le femministe a sinistra, nel senso che sono ancora più femminista di loro. La parità non si discute. Ma purtroppo oggi si tende a perderla di vista proprio in occasione della separazione.

Ci sono un sacco di padri che desidererebbero vivere col proprio figlio dopo il divorzio?

Non sai quanti. Guarda una cosa emblematica è che, nei rari casi in cui i bambini vengono affidati ai padri, si dice che vengono "tolti" alla mamma. Nessuno dice così quando succede il contrario, cioè nel 99% dei casi. È come se non si volesse ammettere che i figli sono di entrambi i genitori. Il bambino dovrebbe vivere con chi dei due è più equilibrato, indipendentemente dal fatto che sia la madre o il padre.

Se continuiamo a privilegiare una figura di madre mitizzata, anche quando questa non corrisponde in alcun modo al modello di genitore adeguato, non facciamo altro che creare generazioni di ragazzini bulli e nevrotizzati, alcolizzati addirittura.

I bambini di oggi sono gli uomini di domani, si dovrebbe stare più attenti all'ambiente nel quale crescono, molto più attenti.

I bambini, poi, hanno un grande bisogno della figura paterna, i figli in genere.

Guarda, le donne hanno lottato, si sono giustamente guadagnate degli spazi che spettavano loro di diritto. Adesso però dovrebbero avere l'onestà intellettuale di capire se e quando non sono completamente in grado di crescere dei figli da sole. Sai perché dico questo? Per il semplice fatto che la stragrande maggioranza delle donne divorziate vive con i propri figli, però poi di fatto non li mantiene. È l'ex marito che deve provvedere a tutto, a costo di andare a vivere in un garage. E ti assicuro che casi come questi ce ne sono a migliaia. Casi in cui il padre deve non solo rinunciare al proprio figlio ma alla sua casa, a metà del suo stipendio. Uomini che finiscono alla Caritas, dico questo senza nessuna esagerazione. Ripeto, questa per me non è parità, è un modo di sottintendere che la donna ha più diritti dell'uomo.
Come si può caldeggiare una legislazione che, finito il matrimonio, dimostra alla donna di avere il diritto ad essere mantenuta vita natural durante dal marito? È una visione della società che non restituisce nessuna dignità alla figura del padre, ma non ne dà nemmeno alla donna
.

È effettivamente una situazione iniqua.

Guarda, lo dico ironicamente, ma sulla genitorialità ci sarebbe bisogno di istituire le quote azzurre.

Specialmente nei casi in cui la figura del padre viene demolita agli occhi del figlio.

Esatto, anche perché non è che tutte le madri parlino ai figli apertamente male del padre, però il bambino capisce qual è il sottotesto delle parole. Se io dico: "Quant'è simpatico papà". Intendendo: è un povero scemo, è ovvio che il figlio cresca con quell'idea lì.
E anni dopo diventa un uomo infelice, violento magari, risentito sicuramente. Senza tenere conto di quello che prova un padre a cui viene impedito di vedere un figlio. È come se ti strappassero il cuore per giocarci a palla a canestro e poi te lo restituissero senza nemmeno chiederti scusa
.

Noi donne dovremmo avere il coraggio di fare i conti con questo. Forse prima di cambiare la Legge servirebbe parlarne, come del resto hai fatto tu nel tuo libro.

Si dovrebbero fare campagne informative come quelle sulle malattie. È la cultura in questo senso che va cambiata, oltre che naturalmente alcune Leggi: a dire il vero, molta colpa ce l'hanno anche alcuni avvocati, i quali invece che gettare benzina sul fuoco dovrebbero tendere al consenso tra le parti. Invece quasi sempre accade il contrario. Per ragioni chiaramente economiche, manipolative, di sostanziale malafede.

Guarda, io mi spingo a dire che bisogna creare proprio un movimento di pensiero in modo da contrastare l'attuale andamento delle cose. Anche perché moltissime donne sono le prime a vergognarsi di come viene gestita questa problematica. Donne che ammettono l'esistenza di questa iniquità. Del resto, come in tutto, si deve cambiare il costume cominciando dalle cose più piccole, dai fondamenti.

E poi chiediamo alla gente cosa ne pensa, se necessario facciamo un Referendum per cambiare la Legge.

Non si può fare finta di ignorare che ci sono padri ridotti sul lastrico dalle sentenze di divorzio, gente che prima faceva il direttore di banca e in poco tempo si ritrova a dormire nell'androne di un palazzo. E che inoltre vengono anche privati dell'affetto del figlio. Queste cose bisogna dirle a chiare lettere, senza giraci troppo attorno. Un Paese così è quanto di più lontano si possa immaginare dalla civiltà. Ad una nazione così io mi ribello a nome di tutte quelle persone che rimangono inascoltate.

Vorrei potere coinvolgere non solo i padri, ma anche le madri in questo dibattito. Siamo tutti coinvolti in egual misura. I figli hanno bisogno di entrambi.
Ecco perché adotto lo slogan della Sabatini. Dobbiamo essere veramente separati insieme. La cosa migliore sarebbe creare un movimento d'opinione che facesse pressione sulle istituzioni
.

Speriamo di riuscire a stimolare una discussione in questo senso.

Lo spero proprio, ce n'è un gran bisogno, una necessità gigantesca.

Fonte: http://fragmenta.blogosfere.it

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