6 ottobre 2008

L'evoluzione della paternità e la percezione sociale del cambiamento



padre paternità figli minoriLa paternità sta cambiando. La genitorialità maschile e quella femminile stanno evolvendo come stanno evolvendo i ruoli dell'uomo e della donna nella nostra società: sempre più intercambiabili.
Al cambiamento del ruolo dei genitori maschi non seguono però, con altrettanta solerzia, cambiamenti nella percezione sociale e nella percezione giudiziaria del fenomeno, ancora legate agli schemi del passato per i quali i bambini "sono una faccenda da donne".
Riportiamo in quest'ottica uno studio pubblicato sulla rivista dell'Associazione Culturale PEDIATRI "Quaderni ACP" circa un anno fa, tratta dal sito www.vocidibimbi.it, al quale vi rimandiamo per un approfondimento sulla metodologia e i risultati.

La Premessa dello studio è che negli ultimi anni il comportamento dei padri durante la gravidanza e il parto è risultato modificato rispetto al passato e orientato ad una maggiore partecipazione, e l'Obiettivo di tale ricerca è indagare come i padri vivono l’attesa del figlio e quali sentimenti ed emozioni sviluppano dopo la nascita.

I Risultati della ricerca confermano la consapevolezza da parte del campione del proprio ruolo di padre, la conoscenza delle competenze del neonato, la voglia di prendersi cura del figlio senza delegare altri, il desiderio di protagonismo al fianco della madre. Il questionario somministrato dopo il parto rileva emozioni forti, desiderio di contatto fisico col neonato, sentimenti di protezione, felicità e tenerezza alla vista della prima poppata, mostrando un padre consapevole delle emozioni suscitate dall’esperienza della nascita, disponibile a partecipare all’accudimento fin dai primi momenti dopo il parto.
Per questo studio sono stati arruolati 118 padri, con età media di 34 anni (range 20-47), in attesa del primo figlio.
L’indagine è stata condotta utilizzando due questionari con scala di Likert a 7 punti. Il primo questionario, costituito da 16 domande, è stato somministrato alcune settimane prima del parto o prima del corso di accompagnamento alla nascita; il secondo questionario, costituito da 4 domande, è stato proposto nei giorni dopo la nascita prima della dimissione dall’ospedale.

Dalle risposte alle 16 domande del 1° questionario (somministrato prima del parto), emerge (tra le altre cose per le quali vi rimandiamo al sito) che i nostri padri:

  • Hanno complessivamente vissuto con serenità e tranquillità il periodo della gravidanza.

  • Ritengono che durante il parto la loro presenza possa essere utile alla moglie.

  • Sono perfettamente consapevoli che il loro bambino subito dopo la nascita avrà bisogno, e desidererà, essere preso in braccio anche da loro.

  • Nonostante siano al primo figlio non hanno nessun dubbio sulle loro capacità di cura nei confronti del bambino.

  • Posseggono l’informazione che anche appena nato il bambino percepisce (sente), possiede sentimenti (paura), è in grado di sognare (attività psichica).

  • Sono consapevoli che la nascita del bambino potrà portare ad un certo grado di limitazione della loro libertà individuale.

  • Ritengono che la nascita non comporterà alcuna “minaccia” alla loro vita di coppia.

  • Concordano pienamente con l’affermazione che per accudire un neonato in buona salute non sia necessario l’intervento di personale esperto.

  • Mostrano di aver acquisito l’informazione che il neonato è in grado di autoregolarsi e quindi di alimentarsi in base all’appetito.

  • E' dominante la convinzione che l’intuito dei genitori è in grado di guidare le cure di cui il bambino ha bisogno.

Rilette nell'ottica che ci ha spinto a pubblicare questo studio, e cioè i troppo lenti cambiamenti delle percezioni sociali di questa evoluzione mascile, interessanti risultano anche le parole pubblicate dagli autori nelle conclusioni dello studio:
"Il padre che emerge dalla nostra ricerca appare diverso dall’idea posseduta dalla maggior parte degli operatori che lavorano nei Centri Nascita; probabilmente le nostre strutture e la nostra organizzazione assistenziale sottovalutano ancora i ‘nuovi’ padri attribuendo loro una passività e una confusione caratteristiche delle passate generazioni. A nostro avviso è ormai opportuno e, forse anche urgente, che le equipe di assistenza alla nascita comincino a riflettere su questa nuova genitorialità maschile, così da fornire occasioni di sostegno e di accompagnamento alla nascita più adeguate. Una riflessione multidisciplinare e condivisa, potrebbe attivare il cambiamento necessario a ridurre o a limitare i numerosi fattori di ostacolo alla relazione padre-figlio che ancora troppo spesso la nostra organizzazione produce".

Gli operatori sanitari e i medici si stanno accorgendo di questi cambiamenti. A quando il resto della società?

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