La verità sulle false accuse strumentali nelle separazioni. E non solo.
Nel denunciare un generale aumento dei maltrattamenti in famiglia il Pubblico Ministero Carmen Pugliese squarcia il velo dell'ipocrisia da parte delle istituzioni riguardo alla diffusione delle accuse strumentali nelle separazioni. In un'intervista pubblicata su L'eco di Bergamo del 31 gennaio il PM Pugliese taglia corto e va diretta al punto:
”I maltrattamenti in famiglia stanno diventando un'arma di ritorsione per i contenziosi civili durante le separazioni” e ancora “ solo in due casi su 10 si tratta di maltrattamenti veri”. Il resto (l'80%. NdR) sono querele enfatizzate e usate come ricatto nei confronti dei mariti durante la separazione, come precisa il giornalista Stefano Serpellini nell'articolo.
Un'altra feroce critica viene mossa dal PM alle associazioni e centri protetti che operano a difesa delle donne: ”Non fanno l'operazione di filtro che dovrebbero fare: incitano le assistite a denunciare, ma poi si disinteressano del percorso giudiziario”.
Se è vero che una discreta parte delle denuncie si dimostra ancora purtroppo vera, è vero anche che un sistema che si lascia tenere in scacco da accuse "montate ad arte" e strumentali non può fare il bene dei nostri figli. Affrontare questa scomoda realtà deve essere una delle priorità del sistema giustizia e del nostro Parlamento.
Riportiamo il resto dell'articolo:
”I maltrattamenti in famiglia stanno diventando un'arma di ritorsione per i contenziosi civili durante le separazioni” e ancora “ solo in due casi su 10 si tratta di maltrattamenti veri”. Il resto (l'80%. NdR) sono querele enfatizzate e usate come ricatto nei confronti dei mariti durante la separazione, come precisa il giornalista Stefano Serpellini nell'articolo.
Un'altra feroce critica viene mossa dal PM alle associazioni e centri protetti che operano a difesa delle donne: ”Non fanno l'operazione di filtro che dovrebbero fare: incitano le assistite a denunciare, ma poi si disinteressano del percorso giudiziario”.
Se è vero che una discreta parte delle denuncie si dimostra ancora purtroppo vera, è vero anche che un sistema che si lascia tenere in scacco da accuse "montate ad arte" e strumentali non può fare il bene dei nostri figli. Affrontare questa scomoda realtà deve essere una delle priorità del sistema giustizia e del nostro Parlamento.
Riportiamo il resto dell'articolo:
«I maltrattamenti in famiglia stanno diventando un'arma di ritorsione per i contenziosi civili durante le separazioni», avverte Carmen Pugliese, pm del pool della Procura specializzato in reati sessuali e familiari, scorrendo i dati che vedono questo tipo di violenza aumentare in maniera significativa. Nella Bergamasca si è passati dai 278 casi del 2006 ai 306 del 2007, fino ai 382 del 2008, in pratica più di una denuncia al giorno. E se è vero che si riscontra una sempre più diffusa propensione da parte di padri e mariti ad alzare le mani, è altrettanto appurato che molte volte le versioni fornite dalle presunte vittime (quasi sempre donne) sono gonfiate ad arte. «Solo in due casi su 10 si tratta di maltrattamenti veri - analizza il pm Pugliese -. Il resto sono querele enfatizzate e usate come ricatto nei confronti dei mariti durante la separazione. "Se non mi concedi tot benefici, io ti denuncio", è la minaccia che fanno alcune mogli. Tanto che, una volta ottenuto quello che volevano, tornano in Procura a chiedere di ritirare la denuncia. Non sanno che nel frattempo noi abbiamo speso tempo ed energie per indagare. L'impressione è che alcune mogli tendano a usare pm e polizia giudiziaria come strumento per perseguire i propri interessi economici in fase di separazione».
Poche, in percentuale, le inchieste che sfociano in condanna. «Molte volte - rivela il pm Pugliese - siamo noi stessi a chiedere l'archiviazione. In altri casi, invece, si arriva a un processo dove la presunta vittima ridimensiona il proprio racconto. È successo anche che qualche ex moglie sia finita indagata per calunnia».
Sono per lo più italiane (mogli di italiani e anche di stranieri) le presunte vittime che si rivolgono alla Procura. Più limitata, invece, la percentuale dei genitori (il più delle volte anziani) presi a botte dai figli. Anche papà e mamme tendono a minimizzare i fatti dopo la denuncia, ma in questo caso lo fanno per amore e non per denaro.
Carmen Pugliese una tiratina d'orecchi la riserva anche alle associazioni che operano a tutela delle donne: «Non fanno l'operazione di filtro che dovrebbero fare: incitano le assistite a denunciare, ma poi si disinteressano del percorso giudiziario, di verificare come finirà la vicenda. Mi sembra una difesa indiscriminata della tutela della donna che viene a denunciare i maltrattamenti, senza mettere in conto che questa donna potrebbe sempre cambiare versione».
Ovvio che molte volte le violenze si verificano davvero e in modo pesante: «Da noi arrivano donne col volto tumefatto e in alcuni casi contro i mariti emettiamo misure cautelari». Ma talvolta a patire le conseguenze di denunce enfatizzate sono uomini che cascano dalle nuvole. Come quel bergamasco denunciato dalla ex moglie dell'Est che s'era rifugiata in una comunità protetta. Lei lo aveva dipinto come una sorta di persecutore, lui si presentò in Procura a raccontare che il rapporto non era poi così compromesso: i due continuavano a vedersi ogni fine settimana e per provarlo l'ex marito esibì le ricevute del motel.
Soldi richiesti e rapporti coniugali deteriorati, soprattutto in tempi di recessione, sono l'impasto che spesso porta davanti a un giudice. Lo si può leggere nelle statistiche dei reati consumati nella Bergamasca nel 2008, alla voce del mancato versamento di alimenti fra coppie separate. Un numero passato dai 278 casi denunciati nel 2006 ai 292 del 2007 per giungere ai 315 dello scorso anno.
«E chiaro che separarsi comporta difficoltà economiche - osserva il procuratore Addano Galizzi -. Se poi in famiglia lavora solo il marito, versare gli alimenti alla moglie separata e ai figli diventa un problema quando scatta la cassa integrazione o addirittura il licenziamento, soprattutto in questi periodi di crisi economica diffusa».
A volte sono gli inquirenti stessi a mettersi la mano sul cuore: « Se - confessa il pm Pugliese - un ex marito per uno o due mesi non versa gli alimenti e mi documenta che ha perso l'impiego o parte significativa del reddito, io per la denuncia chiedo l'archiviazione».
Stefano Serpellini
L'Eco di Bergamo
Ecco la scansione dell'articolo originale:Poche, in percentuale, le inchieste che sfociano in condanna. «Molte volte - rivela il pm Pugliese - siamo noi stessi a chiedere l'archiviazione. In altri casi, invece, si arriva a un processo dove la presunta vittima ridimensiona il proprio racconto. È successo anche che qualche ex moglie sia finita indagata per calunnia».
Sono per lo più italiane (mogli di italiani e anche di stranieri) le presunte vittime che si rivolgono alla Procura. Più limitata, invece, la percentuale dei genitori (il più delle volte anziani) presi a botte dai figli. Anche papà e mamme tendono a minimizzare i fatti dopo la denuncia, ma in questo caso lo fanno per amore e non per denaro.
Carmen Pugliese una tiratina d'orecchi la riserva anche alle associazioni che operano a tutela delle donne: «Non fanno l'operazione di filtro che dovrebbero fare: incitano le assistite a denunciare, ma poi si disinteressano del percorso giudiziario, di verificare come finirà la vicenda. Mi sembra una difesa indiscriminata della tutela della donna che viene a denunciare i maltrattamenti, senza mettere in conto che questa donna potrebbe sempre cambiare versione».
Ovvio che molte volte le violenze si verificano davvero e in modo pesante: «Da noi arrivano donne col volto tumefatto e in alcuni casi contro i mariti emettiamo misure cautelari». Ma talvolta a patire le conseguenze di denunce enfatizzate sono uomini che cascano dalle nuvole. Come quel bergamasco denunciato dalla ex moglie dell'Est che s'era rifugiata in una comunità protetta. Lei lo aveva dipinto come una sorta di persecutore, lui si presentò in Procura a raccontare che il rapporto non era poi così compromesso: i due continuavano a vedersi ogni fine settimana e per provarlo l'ex marito esibì le ricevute del motel.
Soldi richiesti e rapporti coniugali deteriorati, soprattutto in tempi di recessione, sono l'impasto che spesso porta davanti a un giudice. Lo si può leggere nelle statistiche dei reati consumati nella Bergamasca nel 2008, alla voce del mancato versamento di alimenti fra coppie separate. Un numero passato dai 278 casi denunciati nel 2006 ai 292 del 2007 per giungere ai 315 dello scorso anno.
«E chiaro che separarsi comporta difficoltà economiche - osserva il procuratore Addano Galizzi -. Se poi in famiglia lavora solo il marito, versare gli alimenti alla moglie separata e ai figli diventa un problema quando scatta la cassa integrazione o addirittura il licenziamento, soprattutto in questi periodi di crisi economica diffusa».
A volte sono gli inquirenti stessi a mettersi la mano sul cuore: « Se - confessa il pm Pugliese - un ex marito per uno o due mesi non versa gli alimenti e mi documenta che ha perso l'impiego o parte significativa del reddito, io per la denuncia chiedo l'archiviazione».
Stefano Serpellini
L'Eco di Bergamo
3 commenti:
Le calunnie giudiziarie femminili fanno parte (dalla legge del divorzio in poi) degli "aggiustamenti" delle femministe parassite e truffatrici.
Tutti lo sanno nei tribunali, ma il problema non s'à da risolvere, tantomeno la chiesa (preti, non Cristo) si volta a guardare che fine fa e come viene usato il suo sacramento.
Anonimo hai tutta la mia solidarietà. vorrei poter fare qualcosa...
Sembra un incubo
Concordo pienamente con l'altro anonimo e posso confermare che la Mala Giustizia su queste cose fa breccia, poichè non si basa effettivamente sulle prove concrete, che a volte come nel mio caso non esistono in quanto non è accaduto nulla di ciò che è stato dichiarato, ma giudicano l'imputato a livello mediatico e senza crearsi il problema che agendo così rovinano la vita oltre all'imputato innocente, anche alla minore che ha dichiarato false accuse, dietro la spinta del suo Papà biologico solo per farla pagare alla sua ex moglie, che ormai si era rifatta una vita con il sottoscritto e soprattutto perchè dopo la nascita del mio bambino, si è visto chiudere definitivamente la possibilità di un suo ripensamento per tornare da lui. Io sono del parere che andrebbero osservati molto di più le prove contestuali e oggettive oltre che tutta la documentazione integralmente prima di emettere un giudizio così delicato e che potrebbe cambiare l'esistenza non solo a chi viene incolpato ingiustamente, ma anche alla sua famiglia, se consideriamo che attualmente la mia compagna si ritrova senza vedere sua figlia da ormai 4 anni e con un bambino che si sta crescendo da sola da quando aveva l'età di 8 mesi e che da 4 anni vedo il venerdi o il sabato e a volte anche dopo 4 mesi, poichè la mia compagna ha dovuto trovarsi un altro lavoro per poter sostenere le spese, visto che il sottoscritto si ritrova, tra l'altro, anche sospeso dal servizio e quindi con metà stipendio. Premetto che sto omettendo le varie spese del mio legale, che a tuttoggi e solo per la prima causa che ho affrontato mi è venuto a costare la bella cifra di 23000,00 euro. Vi premetto che quando è accaduto il fatto, la minorenne invece di essere affidata ai centri specifici per essere controllata ed eventualmente farla parlare, è stata affidata agli assistenti sociali, ma con possibilità di stare dal padre e dai nonni paterni, e visto che la denuncia è stata fatta fare proprio das loro, secondo voi la minorenne che oggi ha quasi 18 anni, dirà mai la verità se viene pompata tutti i giorni e magari avvisata che se lo farà suo padre biologico andrebbe in galera? Io ho i miei dubbi. Sinceramente le Forze dell'ordine in primo luogo hanno fatto molte stronzate e per finire ci si è messa anche una giuria (mediatica), che si è permessa il lusso anche di andare contro un PM, il quale aveva chiesto persino l'annullamento dell'incidente probatorio in quanto non vi era neanche un documento ufficiale che attestasse che la teste era attendibile, e sapete quale è stato il verdetto finale della prima udienza? Il PM chiedeva 4 anni su tre capi di accusa addebitatimi, mentre la giuria su due capi di accusa mi ha assolto subito per non aver commesso il fatto e sulle molestie, mi ha condannato in prima istanza a 6 anni e 8 mesi senza uno straccio di prova e con la testimonianza della madre della minore a mio favore oltre che quella del Comandante della Stazione Carabinieri del mio paese e che sa chi sono. Sconcertante, credetemi. E voi mi parlate di giustizia? Secondo voi mio figlio quando sarà più grande e verrà a sapere la verità sulle questioni cosa farà nei confronti della sua sorellastra? Dobbiamo creare un'altra vittima della giustizia? Queste domande non se le pongono i Signori della giuria.... Il bello sapete qual'e? E' che dal 12 marzo che è stata fatta l'udienza e che la sentenza sarebbe dovuta uscire entro il 12 di Giugno di questo anno, ma a tuttora non esiste nulla ed io mi ritrovo ancora a dover combattere per le vie legali per questa grande farsa. Sarà difficile giustificare da parte loro quello che hanno e come hanno giudicato..... Spero mi capiate e sinceramente sono arrivato al punto di non sapere cosa fare, perchè se uno ha i soldi o è un vero delinquente si salva, se invece è un povero cristo come tanti dovrà patire sapendo anche di dover mantenere una compagna ed un figlio di 4 anni con soli 800 euro di stipendio oltre che pagare un legale..... Speriamo bene