23 febbraio 2009

Le associazioni manifestano per il Tribunale unico per la famiglia



Una buona parte degli avvocati matrimonialisti e una parte considerevole della società civile che ha a che fare con le separazioni e l'affidamento dei figli chiedono a gran voce al presente Governo di accelerare le procedure per l'istituzione del Tribunale Unico per la Famiglia.
Per la verità anche il Governo si era dimostrato possibilista riguardo a questa possibilità, e l'Associazione Matrimonialisti Italiani aveva di recente ribadito, in un recentissimo convegno, l'urgenza della riforma.
E' di questi giorni l'iniziativa ad opera di numerosissime associazioni di indire una manifestazione a Roma il 25 febbraio per far sentire al Governo la propria voce ed è prevista un'udienza presso il Ministero della Giustizia di una delegazione.

Pubblichiamo il Comunicato stampa della manifestazione, con l'elenco delle associazioni partecipanti, e a seguire il documento che verrà presentato di comune accordo al Ministro di Grazia e Giustizia on. Angelino Alfano.

COMUNICATO STAMPA

Manifestazione Nazionale a Sostegno dei Genitori Separati dai Figli e Nonni Separati dai Nipoti
per l'Istituzione del Tribunale Unico per la Famiglia


Mercoledì 25 febbraio dalle 10 alle16.
Ministero della Giustizia (largo Cairoli).

Per l’Applicazione dell’Affido Condiviso
e della Bigenitorialità.

Contro l’operato dei Giudici Minorili e degli Assistenti Sociali.
Contro la sottrazione di bambini alle famiglie.
Contro le denunce strumentali di abuso.
Contro il Business delle SEPARAZIONI e dell’Affido dei minori.

Per la riunificazione delle competenze civili attribuite a Tribunale Civile, Minorile e Giudice Tutelare.

Una delegazione sarà ricevuta dal Vice Ministro Sen. M.E. ALBERTI CASELLATI .

Un paio di scarpine appese al collo dei partecipanti sarà il simbolo per tutti i bambini allontanati dai propri genitori. Un paio di scarpine verranno “donati” al Vice Ministro.

Per la Stampa e le TV l’appuntamento è per le ore 12,30 per consentire l’arrivo delle Delegazioni Regionali.

Vincenzo Spavone
CNB – Coordinamento Nazionale per la Bigenitorialità
GESEF – Genitori Separati dai Figli .Roma
NUOVA DEA – Donne Europee Associate. Maria Bruni.Roma
COTUGE –Comitato Tutela Genitori . Claudio Chiffi. Lecce
L.A.U.T. - Assopapà. Roma
ARTE E MODA. Cagliari
TRINAS DE ORO. Mariella Mocci. Cagliari
IL MARTELLO. Movimento Civico. Mario Finocchiaro. Roma
Centro Sostegno alla Bigenitorialità. Maria Bernabeo.Roma

Fabio Nestola
FENBI – Federazione Nazionale per la Bigenitorialità
CIATDM, Aurelia Passaseo .Pordenone
Movimento Donne Separate - Loretta Ubaldi . Roma
Padri ad Ore - Dario De Judicibus .Roma
Federazione FIORE - Gianni Palumbo. Roma

Maria Bisegna
Associazione Nazionale Nonni – Genitori di Padri Separati.

Ass. Figli Liberi. Fabio Biffi. Milano.

Ass. Papà Separati e Figli. Antonio Cietto. Torino.

Ass. Genitori Sottratti. Roberto Castelli. Bologna

Ass. Papaseparati Lombardia. Domenico Fumagalli. Milano

CCDU – Comitato Cittadino Diritti Umani. Roberto Cestari . Milano

Movimento Maschile Italiano "U3000". Rino Della Vecchia. Belluno.

Movimento Maschile Italiano “La Parola degli Uomini”. Carlo Zijnio. Roma

Movimento Politico Italiano “ Le Ali – Lealtà e Coerenza Politica" . Ettore Lazzarotto. Roma

Movimento Nazionale Libertario. Leonardo Facco. Milano

Ass. Italiana Consumatori "European Consumers". Vittorio Marinelli. Roma

Comitato Familiare Fratellini Veggian . Castelnuovo di Porto(Roma)



Ecco il documento comune che verrà presentato al Ministro:


On. ANGELINO ALFANO


Vice Ministro di Grazia e Giustizia

Sen. M. E. ALBERTI CASELLATI



Incontro ed Audizione in occasione della Manifestazione Nazionale indetta dalle Associazioni di Genitori Separati dai Figli. Ministero della Giustizia (Largo Cairoli) il 25 febbraio 2009 - ore 10 / 16

Oggetto: Diritto di Famiglia e Tutela dei Minori : Sostegno alla Proposta di Istituzione del Tribunale Unico per la Famiglia


Le Associazioni di Genitori ed altre Associazioni e Movimenti di Cittadini , come in calce elencate, si fanno portavoce presso questo Ministero delle istanze inerenti l’applicazione del Diritto di Famiglia nel contesto di separazione/divorzio e sottrazione di minori per intervento giudiziario.

Pur reputando improcrastinabile l’intervento del Parlamento, anche su iniziativa del Governo, per arginare l'inarrestabile discredito che il sistema giustizia gode presso la cittadinanza, riteniamo che l'amministrazione della giustizia non possa prescindere da un favorevole rapporto con l'opinione pubblica e debba essere sorretta da un forte consenso, a partire da quel nucleo che costituisce il fondamento sociale: la Famiglia

Ci riferiamo in primis a quella branca del sistema costituita dai Tribunali Minorili, il cui approccio nei confronti del cittadino - in nome di una roboante "tutela del minore" - sembra distinguersi per la sistematica violazione dei suoi diritti, del dettato costituzionale e delle Convenzioni Internazionali.

La specializzazione dei Giudici Onorari, che qualcuno declama indispensabili, comporta un eccessivo tecnicismo che limita gravemente la visione d'insieme. Coniugata alla non terzietà - obbrobrio giuridico non riscontrabile in alcun ordinamento - determina unilateralità di giudizio che prescinde da una valutazione globale del caso e dalle ragioni addotte dalle parti in causa, a detrimento di una corretta applicazione del Diritto.

La poca chiarezza dei criteri di nomina, l'ambiguità del loro ruolo e le collusioni dirette ed indirette con servizi sociali, centri anti-abuso, centri terapeutici, consulenti ed istituti affidatari, lasciano pochi dubbi in merito al fatto che trasparenza, serenità ed imparzialità di valutazione vengano inquinate da consolidati interessi economici, politici e di potere.

Troppo spesso viene fatto un uso strumentale delle richieste d'aiuto pervenute ai Servizi Sociali da genitori in difficoltà. I servizi preposti a sostenere la genitorialità ed a lenire eventuali disagi dei minori, sanno al tempo stesso che non conviene entrare in conflitto con il partner istituzionale costituito dai giudici minorili, fatto che ne inquina irreparabilmente la credibilità e funzionalità. Il servizio, quindi, senza smettere i panni dell’erogatore di sostegno al cittadino che ne fa richiesta, agisce contemporaneamente a scopi investigativi, per acquisire informazioni da trasformare unilateralmente in prove con le quali il giudice minorile possa legittimare interventi di autorità, da eseguire anche con modalità forzosa.

La disamina e lo studio di oltre 40.000 casi da parte delle scriventi Associazioni, hanno consentito di ben comprendere i meccanismi - burocratici, ideologici, di interesse ed utilità personale – che orientano spesso il funzionamento del sistema "tutela dei minori".

Il trinomio Giudici Minorili / Giudici Onorari / Servizi Territoriali, definendo autonomamente le modalità d'intervento attraverso la "interpretazione" del comportamento e delle emozioni, grazie all’utilizzo di consulenze e/o perizie psicologiche e psichiatriche che rappresentano di fatto pure opinioni, piuttosto che sull'accertamento dei fatti, è percepito dalla cittadinanza come un sistema intrusivo e devastante di controllo delle relazioni ed ingerenza negli equilibri endofamiliari

Sembra sottendere, nell'attitudine del sistema, un pregiudizio ideologico che considera lo Stato comunque migliore rispetto alla famiglia e quindi legittimato ad intervenire - anche in assenza di rischio effettivo - per regolamentarne il comportamento nei confronti della prole.

Prevale sempre un teorema colpevolista nei confronti del genitore bersaglio. E’ infatti consolidato orientamento del Tribunale per i Minorenni, in parallelo con la Procura Penale. sulla base di un semplice dubbio di abuso segnalato da qualunque servizio socio-sanitario, decretare con provvedimento provvisorio sine die, quindi non impugnabile, la restrizione della potestà genitoriale e l’allontanamento coatto del minore dal/i genitore/i “sospetto”. Senza alcuna previa audizione di quest’ultimo e senza alcuna approfondita istruttoria circa il contesto familiare. Affidando la perizia ad un Consulente d’Ufficio accreditato, generalmente un psichiatra dell’età evolutiva o psicologo.

Dati USA informano che il 77% delle denunce di abuso sessuale su minore risultano infondate. Gli “esperti” nostrani sembrano non tenerne conto, ed ancora meno si attivano per elaborare dati italiani in proposito.

Dalla nostra esperienza risulta che un genitore su tre, tra coloro che si sono rivolti alla nostra associazione, ha subito questo tipo di denunce strumentali. Nel 96% dei casi le segnalazioni vengono archiviate dopo anni di calvario sia per il genitore “sospetto” che per il figlio. Che si concretizzano talora in anni di carcere per il primo e anni di internamento in qualche “casa di accoglienza per minori disagiati” per il secondo. Le cronache ci informano di blitz degli assistenti sociali accompagnate dai carabinieri che “prelevano” bambini dalla famiglie alle prime luci dell’alba, o direttamente a scuola nel corso delle lezioni.

Il Tribunale per i Minorenni però, sempre nell’interesse del minore e sempre con provvedimento provvisorio sine die, mantiene la sospensione della potestà e l’aberrante prassi degli “incontri protetti” tra figli e genitori “sospetti”, per accertarne comunque l’idoneità genitoriale nonostante la comprovata infondatezza delle segnalazioni di abuso pervenute.

Ha scritto il senatore Augusto Cortelloni: “…. questa indimostrabile attitudine ad essere padri e madri....questa ibrida fattispecie giuridica... è stata introdotta nella nuova normativa sulla base di un criterio quasi filosofico, impalpabile..... per essere utilizzata in qualsiasi modo non solo dal Tribunale dei Minori ma anche da operatori sociali e psicoterapeuti. E’ lo stravolgimento del diritto.... Le assistenti sociali e psicologhe ASL che fanno scattare la trappola non potranno mai essere punite per induzione alla calunnia, circonvenzione, maltrattamenti o quant’altro, non avendo alcun obbligo di video/fono registrare gli incontri con minori e adulti , tenere una cartella clinica o anche un semplice brogliaccio di note, per cui il loro operato sfugge a qualsiasi controllo. Come è possibile che ci sia l’abdicazione dello Stato a persone irresponsabili verso la legge?....... (Pedofilia e Satanismo, risorge l’Inquisizione - nov. 2000)

Nessun esperto di psicologia dell’età evolutiva incaricato dall’autorità giudiziaria ritiene mai opportuno verificare se l'abuso non consista nella denuncia stessa di abuso.

Le perizie non valutano minimamente il vissuto del minore nell'essere posto di fronte ad un sistema che percepisce così forte da sradicare il legame con uno o entrambi i genitori, o di fronte alla polizia che lo va a prendere a scuola, o di fronte a psicologi assistenti sociali o poliziotte che spesso lo interrogano in modo suggestivo, se non esplicitamente pressante e direttivo.

Se il bambino non ha un trauma, o non ha avuto "quel" trauma, e bisogna lavorare con lui per esigenze di giustizia, succede spesso che si costruisce una "realtà" nella quale il trauma sia l'ipotesi di lavoro: e dunque diviene l’unica possibile realtà con cui far confrontare il bambino. Il che induce conseguentemente a creare una "memoria" adeguata a supportare tale realtà.

Laddove gli abusi vengono “accertati” dagli “esperti” resta il dubbio circa i criteri adottati: non esistono metodiche e test scientificamente convalidati che possano condurre con certezza alla diagnosi, o anche solo al sospetto, di abuso sessuale, poiché i segni testologici e clinici sono pressoché identici sia nei casi di abuso sessuale che emozionale (ad esempio il conflitto per l’affido).

L’attività degli “esperti” non ha alcunché di scientifico su cui basarsi, ma le sue risultanze pesano in modo quanto mai grave e drammatico sul futuro di famiglie intere.

Moltissimi consulenti, sia del PM che del Giudice, oltreché plurime ASL, centri privati, singoli psicologi, psicoterapeuti, ginecologi e medici-legali, sono membri del CISMAI., una associazione che opera sul piano dell’accertamento clinico e probatorio della violenza al minore.

Una interrogazione parlamentare posta dal Senatore Cortelloni nel 2001 in merito all’attività del CISMAI, afferma che da un documento ufficiale di detta organizzazione si evince come, di fatto, gli associati avocano a sé il potere di qualificare e pronunciare l’avvenuto abuso sul minore precedentemente alla pronuncia dell’Autorità Giudiziaria. Ed altresì che “il CISMAI abbia richiesto l’approvazione e il riconoscimento del proprio modello e protocollo d’intervento al Consiglio dell’Ordine Nazionale degli Psicologi che, fino ad oggi, lo ha negato giusta aspre critiche scientifiche mosse dal Prof. Ranzato e dal Dott. Gulotta”

Scrive lo psicologo clinico Marco Lagazzi: “Oggi il lavoro di diagnosi sui minori é spesso equiparabile ad un vero abuso, compiuto al di fuori di ogni minima regola scientifica e deontologica. Consulenti di parte e periti nominati dal tribunale sono spesso privi di competenza e sono essi stessi abusanti sul piano psicologico e della responsabilità professionale. Le scale di validazione dei test diagnostici sono in ampia misura autoreferenziate ... si qualificano come indicatori di abuso anche elementi aspecifici, come disegni con simboli fallici o interpretazioni di singoli aspetti dei test mentali. Il consulente non ascolta veramente il minore......il suo primo obiettivo é di tutelare se stesso all’interno del conflitto e del sistema. .... Il contesto delle indagini in tema di abuso é spesso privo delle necessarie garanzie di scientificità e di pariteticità tra accusa e difesa” .

Il risultato delle perizie, e la relativa validità, dipende dunque dalle competenze del Consulente Tecnico, dai suoi rapporti col magistrato e relativo condizionamento per futuri incarichi, dalle aspettative del committente, dal potere che può esercitare nel contesto sociogiuridico del Tribunale in cui opera, dal rapporto con i rispettivi legali, dal suo mondo di stereotipi, dalla sua arroganza, dalle sue personali problematiche circa la sessualità e la genitorialità. Tutto, meno che da consolidate documentabili e verificabili certezze scientifiche. Scientificità messa in dubbio anche dall’Ordine degli Psicologi e dalla comunità scientifica internazionale (già dagli anni ’90 l'American Psychological Association ha sconfessato l'utilizzo di bambolotti anatomici). Ma le cui risultanze pesano in modo drammatico sul futuro di famiglie intere.

Dal 1988 ad oggi si contano a migliaia le morti suicide di padri, madri e nonni dichiarati presunti “abusanti” senza neppure essere ascoltati.

Continua il senatore Cortelloni: “ Pseudo-inchieste che si reggono su dichiarazioni incrociate e non su prove documentali .. e su manipolazione di dati pretestuosamente assunti al fine di giustificare una conclusione prestabilita, vanno avanti all’infinito.....Perizie psicologiche lucrosamente retribuite con soldi pubblici,...... talora ricopiate da atti e documenti di altri procedimenti, che riflettono puntualmente le convinzioni - e solo quelle - degli operatori che hanno attivato il meccanismo e che quasi sempre torchiano e manipolano i bambini perché dicano ciò che vogliono sentirsi dire (…) L’impegno è diretto solo a costruire teoremi colpevolisti ed a cercare la materia prima per alimentare la macchina dell’assistenza......il circuito affaristico-mediatico degli abusologi di professione ......dei giudici che smaniano di pubblicità.....degli arrivisti della burocrazia politico/amministrativa.. “ (ibidem)

L'operato dei Tribunali Minorili, definito da qualcuno un giacimento di cultura giuridica specialistica che merita rispetto e che l'intera Europa ci invidia, ha determinato le sottoelencate conseguenze:

la Corte di Strasburgo ha condannato innumerevoli volte l'Italia - che risulta il primo Paese europeo della lista - per violazione dei diritti umani, sanzionando pesantemente l'operato di alcuni TM. Oltre ad essere garantita l'impunità ai responsabili, l'importo dei relativi risarcimenti alle famiglie vittime di abusi di Stato è a carico della collettività;

alcuni gestori di comunità o case-famiglia hanno subito condanne per abuso, maltrattamenti e sevizie perpetrate sui minori loro affidati. Il sistema si dimostra talmente inefficace che i minori sottratti dai TM alle rispettive famiglie naturali per presunte "incapacità", subiscono nella struttura che li ospita violazioni enormemente superiori a quelle dalle quali la sottrazione aveva la pretesa di proteggerli

ad oggi sono circa 30.000 i minori "ospitati" presso istituti affidatari su decreto dei TM, al costo medio di Euro 100 al giorno pro capite – cui si aggiunge il costo delle psicoterapie e dei procedimenti giudiziari - sostenuto dalla collettività. Nessun ente governativo conosce il numero esatto dei minori istituzionalizzati, né il loro destino, né il destino di altri nel frattempo "rilasciati" poiché divenuti maggiorenni. Secondo un rapporto governativo del 1998, oltre un terzo proviene da famiglie separate/divorziate o monoparentali.

Il Comune di Milano spende circa 20 mln € all’anno per rette versate alle Case di Accoglienza; la Regione Piemonte circa 300 mln €. Costi ormai non più sostenibili ed accettabili. La regione Piemonte ha fornito i dati relativi ai motivi d’inserimento nelle comunità alloggio da cui si evince l’altissima e drammatica percentuale di motivazioni basate soltanto su opinioni di psicologi e assistenti sociali (in rosso). Dalla tabella osserviamo che solo il 4,72% (in blu) delle sottrazioni è causato da maltrattamenti gravi. Da notare un altro 2,36% di bambini sottratti per “problemi relativi all’ambito scolastico”

Motivi inserimento (valori in percentuale)

Anno 2000

Anno 2001

Anno 2002

Anno 2003

Anno 2004

Anno 2005

Anno 2006

Minore orfano o privo di entrambi i genitori

4,09

3,86

3,48

2,92

2,19

1,86

3,63

Stato di abbandono

10,15

9,57

8,92

7,63

6,32

6,35

9,81

Maltrattamenti continuati e gravi

3,49

3,96

3,66

3,56

3,03

2,79

4,72

Incapacità e metodi educativi non idonei

41,63

41,28

38,16

33,20

28,26

26,11

44,03

Impossibilità dei gentitori a seguire i figli

23,68

21,25

21,71

19,25

17,52

17,90

32,77

Gravi problemi relazionali o comportamentali

0,82

0,98

0,94

0,87

0,93

1,10

1,88

Problemi relativi all'ambito scolastico

1,20

1,12

1,20

0,99

1,20

1,31

2,36

Non indicato

14,95

17,98

21,93

31,58

40,56

42,57

0,80

nel 75% dei procedimenti attivati per abuso sessuale o di altra natura subiti dai minori all'interno della famiglia, le segnalazioni risultano poi infondate. La percentuale sale al 95% nei casi di famiglie separate o separande, dove le denunce sono funzionali all'obiettivo del genitore conflittuale di estromettere definitivamente l'altro genitore dalla vita del figlio. Tre bambini su quattro, e nove bambini su dieci nel secondo caso, sono quindi vittime di traumi irreversibili nelle loro relazioni familiari in nome di una loro presunta "tutela". Il genitore conflittuale è, a sua volta, vittima e strumento del "sistema", che suggerisce tramite i suoi operatori (assistenti sociali, psicologi, centri antiviolenza ma anche avvocati) le modalità più efficaci per costruire ed alimentare la conflittualità.

dal varo della legge 285 del 1997, attuativa della Convenzione ONU, che stanziava oltre mille miliardi di lire, si è moltiplicata a livello esponenziale la nascita e la crescita di Centri - con relativi operatori talora improvvisati - per il trattamento, la cura e l'accoglienza dei minori presunti abusati/maltrattati, finanziati appunto con detti fondi. Esattamente a partire da quella data, 1997, di sono moltiplicati nella stessa misura anno dopo anno le segnalazioni di abusi sessuali e maltrattamenti endofamiliari.

Questo sistema di "tutela dei minori", per legittimare e finanziare se stesso, appare orientato a costruire, esasperare ed alimentare quello stesso disagio di cui potersi occupare. Sovvertendo il rapporto causa-effetto, costituisce la cura (o meglio, l’esigenza di gestire la cura) che genera il malessere. Colpisce, incontrando terreno fertile, relazioni familiari già compromesse (separazione/divorzio conflittuale) e famiglie problematiche, che necessiterebbero piuttosto di aiuto concreto e sostegno. Risulta invece latitante laddove il disagio dei bambini - o peggio lo sfruttamento organizzato - è endemico e sotto gli occhi di tutti: ad esempio la dispersione scolastica, la prostituzione minorile e l'accattonaggio.

Gli oneri, anche economici, ma soprattutto umani e sociali di una simile situazione, non sono più sopportabili.

Le molteplici denunce di cittadini ed Associazioni avevano indotto il Ministro di Giustizia in carica nel 2003 ad elaborare radicali modifiche in materia, poi insabbiate per le forti pressioni esercitate da lobbies parlamentari e corporative interessate a mantenere lo status quo.



Le scriventi Associazioni pertanto sollecitano e confermano il proprio sostegno alla riproposizione di un provvedimento legislativo recante le seguenti modifiche:

  • abolizione delle competenze civili del Tribunale Minorile

  • istituzione del Tribunale Unico per la Famiglia presso i Tribunali Ordinari che assorbano le competenze attualmente attribuite al Tribunale Minorile, al Giudice Tutelare ed al Tribunale Ordinario. Con nomina di giudici specializzati attraverso formazione specifica multidisciplinare, tale da rendere superfluo il ricorso a consulenti esterni

  • ricondurre il rilievo delle perizie psicologiche/psichiatriche a quanto realmente rappresentano: opinioni. Stabilire che ogni decisione del Tribunale deve fondarsi su fatti acclarati e che le opinioni, anche se esperte, sono pareri sui quali non può fondarsi la decisione della Corte

  • individuazione di inequivocabili responsabilità penali per gli operatori giudiziari e socio-sanitari che nell’ambito della loro attività producano azioni lesive dei diritti e/o della salute psico-fisica dei minori., e conseguentemente dei loro genitori ugualmente violati nei loro diritti

I Tribunali Ordinari, che si occupano attualmente di regolamentare l’affidamenti dei figli in caso di separazione/divorzio, ad oggi perpetuano anch’essi una prassi consolidata che snatura la certezza del Diritto.

La Legge 54 dell’8 febbraio 2006 (Affidamento Condiviso) è riuscita ad affermare, nel mero principio, il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato con entrambi i genitori anche dopo la separazione degli stessi.

L’esigenza di varare la riforma negli ultimi giorni di Legislatura ha di fatto rimandato gli eventuali interventi migliorativi a quanto avrebbe suggerito una concreta esperienza applicativa.

Dai primi tre anni di applicazione emergono quindi precise ed inequivocabili indicazioni: gli operatori del diritto, e la Magistratura in primis, hanno mostrato e mostrano ancora oggi resistenze culturali nei confronti della norma novellata.

Ne risulta una generale disomogeneità di applicazione, declinata su diverse tipologie:

  • Tribunali che recepiscono il dettato del Legislatore ed applicano correttamente la L. 54/2006

  • Tribunali che la applicano solo nominalmente, svuotandola in realtà di ogni contenuto

  • Tribunali che rifiutano di applicarla, creando ex novo criteri di deroga inesistenti nell’articolato, Tribunali che trasferiscono, immutata, la giurisprudenza precedente all’interno del nuovo impianto normativo

Un tenace e diffuso accanimento nel voler aggirare la ratio della riforma genera un’applicazione definita a macchia di leopardo, dalla quale scaturiscono incertezza del Diritto, violazione dei diritti dell’infanzia, scollamento fra Istituzioni ed aspettative della cittadinanza, ma soprattutto un accanito arroccamento sull’orientamento giurisprudenziale quo ante, esattamente ciò che il Legislatore intendeva modificare.

La restaurazione delle prassi più congeniali a chi le applica, nonostante l’esigenza stessa della riforma nascesse dalla dimostrazione della loro cronica inefficacia, vanifica - di fatto - 12 anni di lavoro delle Commissioni Parlamentari in quattro diverse Legislature.

Appare quantomeno singolare accettare forzature interpretative - che nulla hanno a che vedere con la discrezionalità del magistrato - funzionali a chi applica la legge e non alle famiglie che ne devono usufruire.

L’analisi critica delle associazioni non si pone in contrasto con la magistratura tout court, ma solo con alcune sacche di resistenza tetragone ad ogni comprensione.

Sulle posizioni del movimento dei genitori, infatti, convergono larga parte di avvocatura e magistratura:

- Giuseppe Magno, Consigliere di Cassazione: “…interpretazione dai contorni curiosi, atipici anche per me che ho trascorso una vita nella magistratura: sembra più una riscrittura della legge, una volontà di leggervi principi che non ci sono…” (Convegno “Profili giuridici alla luce della 54/06” - Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, Marzo 2008).

- Bruno De Filippis, Magistrato presso la Corte d’Appello di Salerno:“…per quanto si tratti di una legge-ibrido, interpretata in modo da svilirne i contenuti innovativi, le carenze più vistose non sono tanto nel testo quanto nella ritrosia di alcune frange della magistratura a recepirlo… fatta salva la discrezionalità della magistratura, bisogna ammettere che per quanto riguarda la 54/06 non si tratta di elasticità interpretativa: siamo in presenza di altro…” (Convegno “Dall’Affido Condiviso alla Separazione Mite”-, Napoli, Giugno 2008).

- Avv. G. E. Gassani, Presidente AMI (Associazione Matrimonialisti Italiani): “…applicazione disomogenea: alcuni Tribunali recepiscono la norma, mentre altri la ignorano deliberatamente. La certezza del Diritto viene umiliata…” (Convegno “Profili giuridici alla luce della 54/06” - Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, Marzo 2008).

- Avv. Manlio Merolla, Camera Minorile S. Maria Capua Vetere, Direttore Scientifico rivista giuridica “Lex et Jus” :“…il Diritto di Famiglia, per la sua intrinseca delicatezza, meriterebbe maggiore sensibilità da parte di tutti noi operatori. Lo scempio che viene fatto della 54/06 non può che essere definito, francamente, imbarazzante…” (Convegno Lions Club “Nuovi orizzonti del Diritto”, Caserta, Giugno 2007).

- Avv. Paola Tomarelli (Foro di Roma): “…è singolare: viene sollevata di peso la vecchia giurisprudenza e trasportata all’interno della nuova normativa. I criteri del vecchio affido congiunto sono stati trasformati nei criteri dell’affido condiviso. A cosa è servito il lavoro del Legislatore, se poi un magistrato recalcitrante può ostinarsi a restaurare quanto a lui più congeniale?” (Seminario di studio c/o la Cassa Forense di Roma, febbraio 2008)

Si rende quindi indispensabile un’azione governativa orientata a rendere la legge 54/06 impermeabile ad eccessi di “interpretazione”, ovvero:

  • emanare una circolare Ministeriale che ne chiarisca l’applicazione e la renda omogenea su tutto il territorio nazionale, in modo tale da evitare che Catania e Milano emettano provvedimenti diametralmente opposti in merito a casi analoghi dove i figli restino affidati ad entrambi i genitori, con piena parità di tempi di permanenza, responsabilità di mantenimento ed educazione della prole;

  • tutelare il titolo di proprietà della casa ex-coniugale in modo tale da non essere oggetto di provvedimenti di assegnazione e rimanere nella disponibilità del genitore proprietario;

  • stabilire l’eventuale assegno per il coniuge più debole riferito ad un breve periodo di tempo (un anno, come avviene in altri Paesi UE) in modo da non costituire una rendita fissa vita natural durante, e solo in fase separativa.

Occorre anche qui sottolineare il sistematico ricorso a Consulenze Tecniche d’Ufficio da parte della magistratura ordinaria. La casistica esaminata dalle scriventi Associazioni conferma che quasi sempre giudici sedicenti esperti nelle relazioni familiari problematiche abdicano al proprio ruolo di approfondimento circostanziato, assumendo esclusivamente le conclusioni dei CTU o le relazioni dei Servizi Sociali quale base univoca per le determinazioni assunte.

Oltre alla ricorrente sciatteria, tale prassi comporta l’esasperante dilatazione del tempo necessario. Nel corso del quale gli interessati – inclusi i minori che si intende tutelare – vengono sottoposti ad osservazioni e controlli invasivi che vanno ben oltre le difficoltà in questione, e facilmente sconfinano nella coercizione e nel ricatto. Ai quali si aggiunge l’altissimo costo, sostenuto perlopiù dalla famiglia medesima quando è in grado di affrontarlo (CTU nominato dal giudice ordinario, consulente di parte, avvocato) e per il resto dallo Stato.

Nel presentare le istanze delle famiglie separate a sostegno della riforma della giustizia, le associazioni di categoria ribadiscono, nel più puro spirito collaborativo, la massima disponibilità a dettagliare nelle sedi opportune le motivazioni, le ricerche di settore, lo studio di fattibilità, la casistica, gli approfondimenti e le ripercussioni sul tessuto sociale alla base delle istanze stesse.



Roma 25 febbraio 2009

Vincenzo Spavone

CNB – Coordinamento Nazionale per la Bigenitorialità

GESEF Genitori Separati dai Figli .Roma

NUOVA DEA Donne Europee Associate. Maria Bruni Roma

COTUGE Comitato Tutela Genitori Claudio Chiffi Lecce

L..A.U.T. Assopapà. Roma

ARTE E MODA Cagliari

TRINAS DE ORO Mariella Mocci Cagliari

IL MARTELLO Movimento Civico Mario Finocchiaro Roma

Centro Sostegno alla Bigenitorialità Maria Bernabeo Roma



Fabio Nestola

FENBI – Federazione Nazionale per la Bigenitorialità

CIATDM Aurelia Passaseo Pordenone

Movimento Donne Separate Loretta Ubaldi Roma

Padri ad Ore Dario De Judicibus Roma

Federazione FIORE Gianni Palumbo Roma



Maria Bisegna

Associazione Nazionale Nonni – Genitori di Padri Separati



Ass. Figli Liberi Fabio Biffi Milano.

Ass. Papaseparati e Figli Antonio Cietto Torino

Ass. Genitori Sottratti Roberto Castelli Bologna

Ass. Papaseparati Lombardia Domenico Fumagalli Milano

CCDU – Comitato Cittadino Diritti Umani Roberto Cestari Milano

Movimento Maschile italiano U3000 Rino Della Vecchia Belluno

Movimento Maschile Italiano “La Parola degli Uomini” Carlo Zijnio Roma

Movimento Politico Italiano “ Le Ali – Lealtà e Coerenza Politica - Ettore Lazzarotto Roma

Movimento Nazionale Libertario Leonardo Facco Milano

Ass. consumatori European Consumers Vittorio Marinelli Roma

Comitato Familiare Fratellini Veggian Castelnuovo di Porto (Roma)

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