3 aprile 2009

Stalking giudiziario e separazioni. Nasce un nuovo reato?



La nuova normativa sullo stalking ha ridefinito i confini dell'atto persecutorio punibile per legge. Alla luce della nuova definizione vanno rivisti alcuni concetti che si stavano affermando prima dell'introduzione della recente legge come il famigerato stalking giudiziario, tipico dei casi di separazione tra i coniugi, soprattutto se con figli.

Innanzitutto vediamo cos'è lo stalking e come si attua.
La persecuzione tipica dello stalking avviene solitamente mediante reiterati tentativi di comunicazione verbale e scritta, appostamenti ed intrusioni nella vita privata, diretti o indiretti.
Lo stalker può essere uno sconosciuto, ma solitamente è un conoscente, un collega, spesso un ex-partner, che agisce spinto dal desiderio di recuperare il precedente rapporto o per vendicarsi di qualche torto subito. Molto spesso è proprio l'insaziabile sete di rivendicazione per un presunto torto subito dalla vittima che muove il persecutore a compiere atti intimidatori o lesivi nei confronti della sua vittima.

La definizione legale che ne dà il DL n. 11 del 23 febbraio 2009, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 25 febbraio 2009, che introduce nel codice penale l'articolo 612-bis, dal titolo "atti persecutori", è la seguente: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.»

Nei casi di separazione e divorzio è facile intuire quanto i due ex coniugi possano covare risentimento e nutrire il desiderio di vendicarsi con l'ex coniuge di qualche vero o presunto torto subito prima o durante la separazione. Il ricorso all'uso strumentale della legge in questi casi può servire allo scopo dello stalker, il quale ha già un rapporto con un avvocato e una causa in corso con l'ex consorte. In questi casi la difesa giudiziale viene utilizzata come uno strumento per mettere in atto un vero e proprio stalking giudiziario: legge e avvocato diventano così inconsapevole strumento di persecuzione.

Condizione per lo stalking giudiziario è la presenza di un forte conflitto tra gli ex coniugi che a volte è alimentato ad arte.
L'esasperazione del conflitto viene a volte messa in atto da uno dei due genitori (generalmente il genitore affidatario o collocatario) per mantenere una distanza e un filtro tra sè e le rivendicazioni dell'altro genitore e per rendere la comunicazione personale tra le due parti il più limitata possibile. Altro caso tipico ma forse meno diffuso e meno grave è l'ossessivo ricorso alla giustizia da parte del genitore convinto di avere subito un torto dalla giustizia (di solito il genitore non affidatario). In certi casi, con la presenza di queste condizioni, il comportamento persecutorio viene quindi attuato attraverso l'avvocato e il procedimento in corso e può avere lo scopo di prolungare il giudizio all’infinito per mantenere comunque un legame con l’altro mediato dagli avvocati e dal processo.

In termini generali lo stalking è “un insieme di comportamenti di sorveglianza, di attacco e controllo ripetuti ed intrusivi volti a ricercare un contatto con la vittima”. E’ una forma di violenza psicologica e molesta che si manifesta spesso nelle separazioni conflittuali.
Lo stalker direttamente o più spesso tramite il suo avvocato può così cercare di mettere in pratica una serie di tattiche di disturbo come ad esempio:
  • un eccessivo controllo delle spese
  • la pretesa di resoconti dettagliati
  • la puntigliosità nei programmi di visita dei figli
  • cambi improvvisi di programmi sempre relativi ai figli
  • rifiuto di qualsiasi contatto verbale pretendendo ed effettuando comunicazioni scritte tramite gli avvocati anche per banali decisioni di routine
  • ricorsi di ogni tipo per mutamenti delle condizioni
  • attacchi trasversali ai nuovi partners
  • strumentalizzazione di ogni tipo dei figli
Fondamentale e difficile diventa in questi casi il riconoscimento della situazione da parte degli avvocati per evitare che il ricorso alla legge non abbia altri fini se non quelli per la quale la legge è stata creata, ceercando di discernere tra la difesa dei propri diritti e l'uso strumentale del procedimento.

2 commenti:

giosinoi ha detto...

Questo spunto è giuridicamente ottimo; va sviluppato ampiamente sul piano della prevaricazione delle madri sui figli sequestrati mancandogli di umanità e rispetto, e sul piano dei padri derubati apertamente dei diritti costituzionali alla libertà famiglia identità e giustizia secondo legge (inapplicata).
Tutto trova nella persecuzione, oggi definita stalking, la precisa configurazione che ha previsto un oggetto di difesa nato a favore delle donne ma utilizzabile contro le femministe.
Involontariamente hanno fatto un ottimo lavoro; avuto il martello, non resta che battere i chiodi ....
Diffondere l'idea giuridica percorribile!

Anonimo ha detto...

ma perchè cari papà non vi fate un bell'esame di coscienza?!!!!!
ma perchè non vi levate questa maschera vigliacca?!!!!
ma perchè per amore del figlio tanto reclamato alla pari delle mamme, non uscite da quell'egoismo nel quale siete immersi?!!!!
siete così avidi ed insicuri, ma davvero credete che spaccare in due un figlio (perchè questo è quello che state facendo) possa darvi ciò che purtroppo non siete in grado di avere... la forza ed il coraggio delle donne, mogli e mamme!

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