23 novembre 2009

I diritti dei minori tra buone intenzioni e business, tra delusioni e proteste



Si è tenuta in questi giorni a Napoli una Conferenza organizzata dal Ministero del Lavoro per il ventennale della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, firmata a New York nel 1989. La Conferenza Nazionale sull'Infanzia voleva essere "l’occasione per trarre un bilancio dei risultati raggiunti negli ultimi anni nonché proporre nuovi obiettivi, non solo alle istituzioni, ma a tutto il mondo impegnato nella promozione dei diritti dell’infanzia e dovrà rappresentare  un momento istituzionale di ascolto, elaborazione e partecipazione su temi che interessano non soltanto gli “addetti ai lavori”, ma anche bambini,  ragazzi e famiglie".  Nelle intenzioni degli organizzatori doveva essere "un momento importante di incontro tra saperi e poteri, conoscenze professionali e responsabilità politico-istituzionali, esperienze associative e rappresentanze sociali, aperto alla partecipazione di tutti".

In realtà la delusione per i risultati in questo particolare e delicato ambito sono state parecchie, per la Conferenza e per l'operato di questi vent'anni.
Il Pres. dell'Ass. FeNBi (Fed. Naz. per la Bigenitorialità) F. Nestola dichiara senza troppi giri di parole che "non è possibile parlare di famiglia e genitorialità senza prevedere un tavolo specifico sui minori contesi nelle separazioni, argomento assolutamente centrale, anche in termini di incidenza numerica, per molteplici criticità dalle quali nascono altrettante violazioni dei diritti dell'infanzia: centrale per il sostegno alla genitorialità in costanza di matrimonio ma anche per la cronica negazione della bigenitorialità col sopraggiungere della crisi di coppia, per le asimmetrie ideologiche e valutative, per la labilità del concetto stesso di “prevalente interesse del minore” e l'uso strumentale che ne viene fatto, per l'interruzione giuridica del progetto genitoriale, per il fenomeno dei falsi abusi, per le sottrazioni internazionali, per le modalità di ascolto del minore, per le limitazioni della responsabilità genitoriale e gli incontri protetti, per l'inadeguatezza dei servizi territoriali, per le modalità operative del Tribunale per i Minorenni, per la possibilità di secretare gli atti e prendere provvedimenti inaudita altera parte, per la mancanza di un Tribunale unico della Famiglia, per la mancanza di un albo che abiliti gli psicologi dell'età evolutiva, per la carenza di criteri oggettivi nelle perizie, per il riconoscimento della PAS, per la carenza di formazione specifica degli operatori, e tanto altro ancora".

Prosegue poi nella sua lucida e dura critica: "La Conferenza Nazionale sui Diritti dell'infanzia si è trasformata nella Conferenza Nazionale sui problemi economici degli operatori che si occupano di infanzia.
Progetti approvati ma finanziati con anni di ritardo, start-up a cura delle ATS o delle singole associazioni, scuole senza strumenti e senza personale, progetti interrotti per mancanza di fondi, problemi fiscali del terzo settore, il ruolo degli istituti bancari, precarietà dei servizi, professionalità legate ai contratti a termine, differenza negli stanziamenti fra nord e sud d'Italia, etc.
Tutti problemi reali e degni della massima considerazione, ma poco pertinenti col ventennale della Convenzione ONU. Ancora una volta, la conferma di come i problemi dei minori siano sottoordinati rispetto ai problemi degli adulti, anche di quegli adulti che si occupano di infanzia.
Se il congresso avesse avuto per titolo “Problemi e bisogni degli operatori a sostegno dell'infanzia” nulla da eccepire; visto che invece si doveva, in teoria, discutere dei diritti previsti dalla CRC, qualche perplessità rimane".
"Non so, forse ho sbagliato indirizzo" - prosegue Nestola - da qualche parte a Napoli si discuteva di infanzia, ma sono andato nel posto sbagliato.
L'impressione è che, in un consesso riunitosi da tutta Italia per discutere dei diritti dell'infanzia, se fosse arrivato il Ministro Tremonti a dichiarare che avrebbe triplicato gli stanziamenti, il Congresso si sarebbe sciolto dopo due ore con una moltitudine di operatori in festa a fare la ola.
Non vorrei essere indotto a pensare che - in fondo - sia poco importante discutere dei dettagli del problema, mentre diventi assolutamente prevalente discutere dei fondi stanziati per potersi occupare del problema".

Questa ricorrenza è stata anche l'occasione per diverse associazioni sparse su tutto il territorio nazionale che si occupano dei diritti dei bambini dopo la separazione dei genitori per manifestare la propria protesta davanti ai Tribunali di diverse città italiane (protesta che abbiamo appoggiato anche noi). La contemporaneità delle manifestazioni e la scelta della data non sono state certo casuali. Diffuso è il disagio che sono costretti a vivere i figli quando i genitori si separano e gli organizzatori della protesta hanno denunciato "senza retorica i soprusi, le aberrazioni e le violenze che il Divorzificio e l'enorme business della "tutela dell'Infanzia" auto-produce, per accaparrarsi i finanziamenti stanziati dalle istituzioni preposte all'Infanzia.

30.000 minori ospitati in case di accoglienza, per lo più sottratti ai loro genitori senza un'attenta verifica delle loro capacità, con un esercito di operatori sociali (in maggioranza in sub-appalto attraverso protocolli bilaterali) privi d’idonea qualifica professionale e di adeguata esperienza.

Migliaia di padri in incontri protetti, madri in ostaggio di cooperative e centri di accoglienza, bambini utilizzati solo come fonte di reddito, con il preciso obiettivo di ospitarli il più a lungo possibile: questo il meccanismo infernale che fa  girare il business della tutela dei minori."

Pesanti critiche sono state rivolte anche nei confronti della non  corretta applicazione della legge 54/2006 sull'Affido Condiviso dei figli e "sulle vergognose resistenze culturali dei giudici nell’affidare comunque alla madre la collocazione, la casa coniugale e l’assegno di mantenimento, con frequentazioni “ad ore”, in barba al sacrosanto principio della Bigenitorialità, sancito dalla legge stessa.
Quando lo Stato pretende di sostituirsi ai genitori e getta dalla finestra anche l’insostituibile figura e presenza de genitori e dei nonni - in teoria per il bene dei bambini, in pratica per un controllo sociale sul cittadino e sui suoi bisogni - cessa ogni garanzia del Diritto. Con un dispendio di risorse pubbliche quantificabili in milioni di euro, spesi dalle amministrazioni locali senza mai rendere pubblici i bilanci né le "associazioni" beneficiarie che gestiscono il business.

(per maggiori informazioni sulla protesta:
http://www.gesef.org/20-novembre-giornata-mondiale-dellinfanzia-manifestazioni-di-protesta-in-tuttitalia-per-i-diritti-ne
http://www.genitorisottratti.it/2009/11/in-tante-citta-italianepresenti.html

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