30 novembre 2009

L’affido condiviso? «Tradito» dai giudici. Dal quotidiano Avvenire



Da Avvenire - L'affido condiviso? «Non è applicato nei Tribunali». La responsabilità congiunta dei genitori? «Macché: ogni anno agli oltre 90 mila bambini che subiscono una separazione da loro non chiesta viene insegnato brutalmente che c’è un genitore che vince e uno che perde». Una denuncia gravissima, quella contenuta nella lettera che pubblichiamo in questa pagina. E che i più recenti dati Istat in fondo confermano: l’affido condiviso tra genitori, introdotto
nel 2006 e che dovrebbe essere la regola in ogni procedimento di separazione,
viene sancito dai giudici nel 75 per cento dei casi. Media italiana: perché a leggere i dati più nel dettaglio, si scopre che a Lecce siamo al 35 per cento, a Messina al 40, a Catania al 60. «E meno male che ci sono tribunali come quelli di Firenze e Perugia, che con il loro 90 per cento di affidi condivisi tirano su la media», scherza Marino Maglietta, fondatore dell’associazione Crescere Insieme e tra i promotori della legge del 2006.

Ma non è solo una questione di percentuali. Già perché, proprio come rileva tra le righe la lettera di Fabio Barzagli, anche laddove c’è l’affido condiviso – che nello spirito della legge prevede una uguale responsabilità educativa tra genitori e di conseguenza la scomparsa del "genitore prevalente" – moltissimi giudici mettono per iscritto tutto: quando il papà deve andare a prendere a scuola i figli, gli orari e i giorni di visita, quanti sabati in un mese, quante sere alla settimana... «È proprio così: l’affido condiviso per molti giudici è solo un’etichetta, un passaggio formale.

Nella sostanza continua a esserci il genitore con cui il figlio vive e trascorre la maggior parte del tempo, e il genitore che ogni tanto sta con lui», si arrabbia Gian Ettore Gassani, a capo della battagliera Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani (Ami). Spesso i giudici decidono l’affido condiviso ma ne tradiscono lo spirito anche stabilendo (quasi sempre per il padre) l’obbligo dell’assegno di mantenimento, quando invece la legge prevede che i genitori, entrambi affidatari, provvedano a «fornire personalmente al figlio i beni e i
servizi di cui ha bisogno». Un assegno et voilà, si nega al padre la possibilità di decidere volta per volta se al figlio serve una felpa o un giaccone, un libro o un telefonino.
«Una scelta che penalizza il figlio, al quale si toglie la gratificazione di ricevere attenzione ai suoi bisogni da parte di entrambi i genitori e di frequentarli entrambi nel quotidiano», aggiunge Marino Maglietta.
Giudici miopi? «Credo che i giudici agiscano così in perfetta buona fede – continua il presidente di Crescere Insieme –. È lo specchio della vecchia cultura per cui si pensa che in situazioni di contrasto tra i genitori sia meglio stabilire l’affido esclusivo a uno dei due. Ma è un errore: così si esaspera la conflittualità». E le famigerate madri che «non lasciano vedere i figli» ai padri – luogo comune che si sperava ormai in gran parte superata – ritornano sulla scena.

Non è un caso se la legge sull’affido condiviso, ad appena tre anni e mezzo dalla sua approvazione, già necessita di una revisione. Le proposte sono molte, tra cui quella già depositata in Senato, che prevede tra l’altro l’obbligo di passare attraverso un centro di mediazione familiare prima della separazione. «La mediazione permette di superare il conflitto e di arrivare a soluzioni condivise» per il bene dei figli, conferma Goffredo Grassani, presidente della Confederazione dei consultori di ispirazione cristiana. «La legge sull’affido condiviso va integrata – è d’accordo l’avvocato Gian Ettore Gassani dell’Ami –. Per far scendere il tasso di conflittualità tra i coniugi bisogna che nella fase di separazione sia inserito il passaggio della mediazione familiare. Ma occorre anche risolvere il problema dell’impreparazione dei magistrati. Solo in pochissimi tribunali esistono sezioni di magistrati specializzati in diritto di famiglia».


Per chiarezza pubblichiamo anche la lettera al Direttore pubblicata de Avvenire alla quale fa menzione l'articolo:

«Non ci sono genitori vincenti o perdenti»
Caro direttore,
in questi anni ho visto ahimè tante storie di separazioni, ho visto papà di sessant’anni ritrovarsi a vivere in 9 mq; ho visto papà di trent’anni gonfiarsi di panico perché la moglie voleva separarsi e correndo dall’avvocato/a faceva sapere che «i figli sono delle madri» e che devi prepararti con gli assegni perché d’ora in poi saranno loro a far compagnia ai bambini al posto tuo. L’affido condiviso ha iniziato a cambiare le cose; la legge vuole rimettere sui binari giusti la famiglia separata, dove continuare a far valere l’articolo 29 della Costituzione («Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi») e l’articolo 30 («È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli»). Ma l’affido condiviso non è applicato nei tribunali. Ogni anno agli oltre 90.000 bambini che subiscono una separazione viene insegnato che c’è un genitore che vince e uno che perde, un genitore migliore e uno peggiore.
Il migliore avrà l’80% del tempo del figlio, la casa e un assegno per i prossimi 10-15 anni. Così nelle separazioni si finisce per occuparsi di questi interessi, mettendo in secondo piano la famiglia e i figli. Nei tribunali l’affido condiviso non si applica, si applica la «legge inventata» del genitoremigliore e di quello peggiore.
Fabio Barzagli

0 commenti:

Posta un commento

Partecipa alla discussione: lascia un tuo commento

Related Posts with Thumbnails

PARTECIPA!

[ FIRMA LA CARTA ETICA PER LA BIGENITORIALITA ]/