3 novembre 2010

Il diritto di un genitore di vedere il proprio figlio è un diritto fondamentale dell'uomo



Il diritto di un genitore di vedere il proprio figlio è un diritto fondamentale dell'uomo. A sancirlo e a proteggerlo la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, che con la sentenza di ieri ha condannato l'Italia "per non aver messo in atto tutte le misure necessarie per garantire ad un padre divorziato la possibilita' di incontrare il proprio figlio".
E' Alessandro Piazzi, riminese, l'uomo che è ricorso a Strasburgo e che, dopo un lungo calvario, ha visto riconoscere, dall'Europa, i propri diritti. Ma solamente dopo averle tentate tutte in sede processuale e davanti al Tribunale dei minori di Bologna.
Ma andiamo ai fatti. Dopo il divorzio il figlio era stato affidato alla madre e il Tribunale aveva sancito il diritto di Piazzi di vedere il bambino ogni 15 giorni. Per un po’ le cose sono andate correttamente. Poi tutto è peggiorato drasticamente. Nel senso che per Alessandro Piazzi è stato sempre più difficile vedere il figlio fino a che non si è rivolto dapprima al Tribunale dei minori eppoi alla Corte europea di Strasburgo. «E' intervenuta - dice l'avvocato Maria Pia Amaduzzi - quella che noi chiamiamo sindrome di alienazione familiare. Nel senso che il bambino avvertiva l'inimicizia profonda della madre nei confronti del suo ex marito e il piccolo ha assecondato per mille motivi l'atteggiamento della mamma. La quale, magari, gli diceva: oggi devi andare con tuo padre, ricordati. Era un messaggio subliminale. Una strategia, forse, inconscia ma che colpiva direttamente l'anima del ragazzino». Comincia così il lungo (e costoso) peregrinare di Alessandro: avvocati e ricorsi. Ma sopratutto un viaggio nella sofferenza. Avere un figlio e non poterlo vedere, nonostante la sentenza dei giudici riminesi, significa rovinarsi la vita. Il Tribunale dei minori di Bologna gli dette ragione. E interessò i servizi sociali emiliano-romagnoli che avevano il compito di assicurare le visite del padre. A quel punto, però, la situazione si era incancrenita. Il bambino non voleva vedere più il padre e i rapporti dei genitori erano ovviamente rotti.
Alessandro Piazzi si è ritrovato davanti ad un muro di gomma, e da qui la decisione di ricorrere, come extrema ratio, a Strasburgo.
Nella sentenza, la Corte dei diritti dell'uomo ha riconosciuto la delicatezza della situazione e le difficolta' incontrate dalle autorita' nel far rispettare le proprie decisioni. Tuttavia ha constatato che 'tutte le autorita' coinvolte non hanno agito tempestivamente'. Inoltre, i giudici europei hanno sottolineato che le autorita' hanno adottato misure 'automatiche e stereotipate senza adattarle al caso specifico, e che di fatto non hanno assicurato all'uomo di poter effettivamente godere del suo diritto a vedere il figlio'.

Ad Alessandro Piazzi sono stati anche riconosciuti 15 mila euro di danni morali che, con la condanna, lo stato italiano dovra' pagare.
Fonte: ANSA e La Stampa

La Corte europea dei Diritti dell'Uomo è stata istituita nel 1959 a Strasburgo come meccanismo di tutela dei diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo del 1950. L'importanza della Convenzione, entrata in vigore nel 1953, non risiede unicamente nell'entità dei diritti da questa tutelati ma anche nel sistema di controllo introdotto allo scopo di esaminare le presunte violazioni e vigilare sull'osservanza, da parte degli Stati, degli obblighi derivanti dalla Convenzione.

Dalla sua creazione, la Corte ha emesso più di 10 000 sentenze che sono vincolanti per gli Stati condannati e inducono i governi a modificare la propria legislazione o la loro prassi amministrativa in numerosi ambiti. Ogni anno, riceve più di 30 000 nuovi ricorsi. Negli anni, la Corte è stata chiamata a pronunciarsi su violazioni gravissime dei diritti umani, su questioni riguardanti l'essenza stessa dello stato di diritto, nonché su numerosi argomenti sociali quali l'aborto, il suicidio assistito, le perquisizioni corporali, la schiavitù domestica, il diritto di una persona la cui identità genitoriale risulta ignota di conoscere le proprie origini, l'indossare il velo islamico negli istituti scolastici, la tutela delle fonti giornalistiche e la discriminazione nei confronti delle minoranze.

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