24 giugno 2011

Quando certi avvocati ostacolano le riforme del diritto di famiglia



Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dell'Ass. Figli per Sempre.
In questi giorni i tribunali della Lombardia sono stati bombardati da un intensa distribuzione di volantini contrari alle modifiche legislative proposte dal ddl 957. Ciò si unisce a una serie di analoghi attacchi voluti da organismi giuridici (Ass. Italiana dei Magistrati per i Minorenni e la Famiglia, Organismo Unitario dell’Avvocatura, Camere Minorili Penali) e singoli avvocati come Carlo Rimini.

Il volantino, pieno di inesattezze e grossolanità, è firmato AIAF Lombardia. Non vogliamo soffermarci sui marchiani travisamenti della realtà ma ne segnaliamo uno per tutti: il ddl 957 sarebbe spinto -secondo il volantino- dalle associazioni di padri separati; la relatrice, però, è donna, l'associazione proponente (Crescere Insieme) non ha connotati sessuali e a suo favore si sono dichiarate pure l'Associazione nazionale mamme separate, la Federcasalinghe e l'Associazione donne per le pari opportunità genitoriali.

Noi teniamo piuttosto a sottolineare che per decenni è stato ammesso che la perdita di contatti con un genitore (quello non affidatario o, come si dice oggi, collocatario) fosse un accettabile dazio che il minore doveva pagare alla separazione dei genitori. L'AIAF continua a perpetuare questo vizio di base.
Paesi progrediti hanno cercato invece di ovviare a questo grave problema promuovendo l'affidamento condiviso con tempi il più possibile paritetici di frequentazione dei genitori; la correttezza e l'utilità di questo approccio sono state recentemente confermate da uno studio medico internazionale, validato statisticamente, sull'utilità del coinvolgimento paterno (ACTA PEDIATRICA 97,152-158, FEBBRAIO 2008, Sarkadi et al.,Uppsala e Melbourne). Gli studiosi hanno analizzato retrospettivamente 24 studi svolti in 4 continenti diversi e con durate dai 10 ai 15 anni, la conclusione è che, dopo aver depurato i dati da variabili socioeconomiche, in 22 studi su 24 si è avuta l'evidenza (con p<0.005) degli effetti benefici derivanti dal coinvolgimento di ambedue le figure genitoriali.
In particolare, con buona pace dell'AIAF Lombardia, si è visto che il coinvolgimento del padre migliora lo sviluppo cognitivo, riduce i problemi psicologici nelle giovani donne, diminuisce lo svantaggio economico e la delinquenza giovanile, riduce lo svantaggio economico nei ragazzi. La conclusione degli studiosi, provenienti da Paesi dove ,dopo la separazione coniugale, al genitore non collocatario viene riconosciuto un diritto di visita pari al 30-50% del totale (e non il 17% teorico come da noi) , è un appello alle autorità competenti affinchè amplino i diritti di visita del non collocatario.
In alcuni Paesi, poi, la priorità ricercata dal magistrato è ormai l’affido alternato.

A distanza di anni i risultati si sono dimostrati ottimi: in Svezia (dove peraltro non c'è grande sete di contenziosi visto che gli avvocati sono percentualmente l'undicesima parte di quelli presenti in Italia) ormai le separazioni giudiziali si sono ridotte a meno dell'1% del totale (non essendoci più dissidi sulle frequentazioni ed essendosi ridotte le dispute sul mantenimento dato il passaggio di fatto a un mantenimento diretto). I tribunali sono vuoti visto che la consensualizzazione si ottiene in prima udienza e la durata delle poche cause giudiziali è di sei mesi.
In Belgio e Francia, dove si guarda con ammirazione alla Svezia e dove pure ormai il 24% dei minori vive secondo il regime di alternanza, gli studi su grandi numeri hanno dimostrato benefici notevoli.
In particolare il rapporto Raschetti, presentato al parlamento transalpino, ha osservato che i tempi paritetici vanno bene anche per i lattanti (dovendosi solo regolare i tempi di alternanza) e che i bambini monogenitoriali, inoltre, sono meno socievoli e hanno minor sviluppo cognitivo.
L'affido alternato, a dimostrazione che i contesti socio culturali contano meno dei nostri schemi mentali, è la priorità perseguita dal giudice anche in Polinesia francese, nelle isole dell'Oceano indiano della Rèunion e di Mayotte, nella Guadalupa, nella Martinica e nella Guyana francese. 

Purtroppo in Italia, dove manca l'esperienza empirica dell'alternato, può ancora capitare di leggere a proposito dell'alternato che esso "può significare compromettere la crescita e provocare traumi in grado di evolvere verso patologie dissociative" (sic).
In particolare in modo assolutamente ascientifico e contrario alle esperienze dei Paesi che utilizzano l'alternato, si sono recentemente scagliati contro questa modalità di affido oltre all'AIAF,  le camere minorili penali, l'organismo unitario dell'avvocatura, l'associazione dei magistrati per i minorenni e la famiglia, il sottosegretario Casellati, il prof. Carlo Rimini.
Nei motori di ricerca medico scientifica internazionali, però, non esiste un solo lavoro che suffraghi con validazione statistica questa bizzarra teoria. 
 
Anche le osservazioni psicologiche provenienti dall'estero (le uniche che valgano perchè là l'alternanza è stata sperimentata su larga scala) son quasi univoche nell'evidenziare gli effetti positivi e nel destituire di ogni valore le asserzioni dei succitati organismi (vedi, oltre al Raschetti 2010, anche Solint 1980: “L’enfant vulnérable,rètrospective”,PUF-Paris
Jacquin-Fabre 1993, in “Les parents, le divorce et l’enfant”,EST Paris di Guillaurme e Fugue
M. K. Pruett, R. Ebling e G.M. Insabella 'Critical aspects of parenting plans for young children: Interjecting data into the debate about overnights', in Family Court Review, 42/1, pp. 39-59,2004).
Nella sua esperienza personale (modesta per i motivi succitati e cioè per una scarsa diffusione dell'alternato in Italia) anche il Prof. Canziani (tre volte presidente degli neuropsichiatri infantili italiani), con buona pace dell’AIAF trova nel complesso positiva l’esperienza dell’alternato (cfr. “I figli dei divorzi difficili”, Sellerio editore).
Di nomadi è d’altro canto ancora oggi pieno il mondo, fra l'altro, ed è da vedere se i figli dei pastori erranti per l'Asia, dei beduini, dei tuareg siano più destabilizzati dei nostri che si rimbecilliscono con FB, Play station e IPOD. I francesi (che hanno il divorzio dal 1789) ci sono arrivati da un pezzo e hanno la doppia residenza sulla carta d'identità dei figli di separati.

Ci spieghiamo così come mai la media (assolutamente teorica data la ben nota incapacità del sistema giustizia a far rispettare i propri provvedimenti in modo efficace e tempestivo) della frequentazione del genitore non collocatario sia del 17% del tempo totale e come mai ogni anno 25.000 minori italiani figli di separati perdano contatto con un loro genitore.
La frustrazione dei genitori emarginati e la sperequazione di giudizio aumentano la conflittualità e l'esasperazione al punto che oltre 1000 persone vengono ferite e oltre 100 muoiono ogni anno in Italia in corso di separazione (più che a causa delle varie forme di criminalità organizzata messe assieme).
Ma i figli cosa ne pensano? Nello studio Fabricius (Fabricius W.,Hall Jeffrey, 2000 : “ Le percezioni dei giovani adulti sulle separazioni”, Family And Conciliation Courts Review, 38 (4): 446-461, 2000), lo studio più importante mai svolto sul tema, a specifica domanda gli studenti del primo anno di Psicologia figli di separati ritenevano, a posteriori, che l'alternato sarebbe dovuto essere l'affido migliore che il giudice avrebbe potuto scegliere: la percentuale variava tra il 70% di chi non l'aveva provato e il 93% di chi lo aveva potuto sperimentare. A dimostrazione che la stabilità degli affetti, perdonateci: quella che lo Stato italiano non sa tutelare, vale più di quella del domicilio.
Il nostro auspicio è verso una nuova forma di avvocatura che voglia recepire con approccio multidisciplinare e tradure in atti giuridici le istanze della scienza e non adattare queste ultime a prassi obsolete.


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